Yayhoos
Fear Not The Obvious
Bloodshot
2001


1/2

Loud, fast & rock'n'roll! Quarantasei minuti abbondanti in compagnia del più eccitante, sudato e "lercio" rock'n'roll in circolazione, fuori da qualsiasi moda e costantemente rivolto alla santificazione delle chitarre elettriche. Dietro la strampalata denominazione Yayhoos si celano quattro "beautiful losers" del rock americano, reietti del music buisness, perchè troppo onesti, sinceri ed ossequiosi (leggi sfigati) verso il vero spirito di questa musica, incapaci di arrendersi di fronte a campionatori, sintetizzatori ed altre diavolerie assortite. Non si tratta di incapacità di accettare il nuovo che avanza, di riserva indiana in cui coltivare i propri gusti fuori tempo; piuttosto abbiamo a che fare con la disarmante incoscienza di voler produrre ancora del sano rock'n'roll nel nuovo millennio, incuranti dell'originalità, perchè questa è ormai tradizione tanto quanto il blues di Robert Johnson e le ballate di Woody Guthrie. Dan Baird (ex vocalist dei Georgia Satellites), Eric Ambel (produttore di un centinaio di dischi, anche di questo, ed ex Del Lords), Keith Christopher (con Shaver in passato) e Terry Anderson (Backsliders tra gli altri) lo sanno benissimo e per tale motivo sono riusciti a mettere in piedi una band da dopo-lavoro che ha dato i suoi insperati frutti nelle dodici roboanti tracce di Fear Not The Obvious. Chitarre in sovrabbondanza, lucidate a dovere e che generano riffs in quantità industriali; sound granitico, ritmiche forsennate ed un'energia da ragazzini, non fosse che tutti questi signori la quarantina l'hanno superata da tempo. Tutti contribuiscono in fase di scrittura, alternandosi al canto (principale voce resta però quella roca di Baird) e dando vita ad un libidinoso intruglio di Rolling Stones, ZZ Top e rock sudista, boogie infernale, hard-blues e country-punk che non ti molla un secondo: dall'apertura serrata con What are we waiting for e Get right with Jesus (dei Black Crowes decisamente più alticci) alla southern ballad Bottle and a bible, in odore di Lynyrd Skynyrd; da Ambel che si diverte a scimmiottare Jagger in Monkey with a gun alla splendida Wicked world, che sembra un pezzo di Peter Green ai tempi dei Fleeetwood Mac; dal rock'n'roll smargiasso di I can give you everything e Oh! Chicago (Chuck Berry sia sempre lodato) alla goduriosa conclusione di Dancing Queen, prioprio il successo disco degli Abba, trasformato in una festa delle chitarre. Long live rock'n'roll music!

www.bloodshotrecords.com