M.Ward
End
of Amnesia
Glitterhouse 2001
1/2
La
misteriosa sigla M.Ward cela il talento naturale di un giovane chitarrista
ed autore di Portland, Oregon, Matt Ward per l'appunto, su cui è
calata la felice mano della Glitterhouse, sinonimo ormai di infallibile fiuto
nel scovare le realtà più luminose dell'underground americano. Matt
è apparso alle cronache come leader dei Rodriguez, con cui ha inciso
Swing Like A Metronome sotto le grazie di Jason Lytle dei Grandaddy, per
poi avviare una carriera solista piena di incognite, ma che lo ha subito imposto
all'attenzione degli animi più sensibili al fascino del suo folk-rock crepuscolare,
notturno e stralunato. Un nome per tutti, ospite anche in quest'ultimo lavoro,
Howe Gelb, che gli ha pubblicato il disco di debutto del '99, Duet for
Guitar #2, sulla sua personale etichetta, la Ow Om recordings. Ha visto giusto
il buon Howe, tanto è vero che End of amnesia è una delle
uscite migliori della casa tedesca degli ultimi mesi, sicuramente una delle meno
pubblicizzate ma delle più stimolanti. Oltre ad essere un autore molto
ispirato, Ward è soprattutto un ottimo chitarrista, di impianto dichiaratamente
acustico, che riesce a delineare in questo modo una serie di spunti strumentali
di grande valore: un folk minimale e depresso, che richiama inevitabilmente le
esperienze di altre realtà impostesi negli ultimi anni su questa linea
d'espressione (Songs:Ohia, il Beck più traditional e lo stesso
Howe Gelb coi suoi seminali Giant Sand), ma a cui si aggiunge un
ricerca strumentale figlia del grande John Fahey. Al disco partecipano,
oltre al già citato Gelb, membri dei Lambchop e degli Old Joe
Clarks; tuttavia l'impianto è retto in gran parte dalla flebile voce
del protagonista, a cui si aggiungono pochi ed azzeccati contributi, in particolare
vale la pena citare il costante apporto del piano, e qualche stramba trovata come
l'inserimento di samples di vecchi 78 giri. Fortemente unitario, End of amnesia
vive specialmente di alcune nostalgiche ballate tra folk e country quali Color
of water, Half moon e la conclusiva O'Brien, delle tonalità
sussurrate e jazzy di Ella e Bad dreams o delle delicate armonie
di So much water, Archangel tale, spezzando l'atmosfera grazie a
qualche strumentale (splendido Psalm) e ad un unico spiritato momento rock'n'roll
con la sbilenca melodia di Flaming Heart, suonata nel segno dei Gun Club.
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