The
Silos Laser
Beam Next Door
Blue Rose 2001
A più di un decennio dalla loro comparsa i Silos di Walter
Salas-Humara si ritrovano ancora tra i meandri dell'underground americano,
incidendo in Europa per la prestigiosa Blue Rose ed negli States per l'intraprendente
Chekered Past di Chicago. Per una band definita dal Rolling Stone "in persona"
come una sicura promessa della scena indipendente, di certo qualcosa non deve
aver funzionato per il verso giusto. Probabile che l'onestà artistica e
la voglia di non sedersi sulle conquiste fatte abbiano portato Salas-Humara, unico
vero leader e superstite della formazione originale, a nuotare sempre controcorrente,
anticipando di dieci anni il movimento roots ed ora ritornando, dopo un paio di
episodi interlocutori, ad un veemente disco di rock'n'roll. Laser Beam Next
Door non trova infatti molti riscontri con altre realtà del settore:
è crudo rock'n'roll, robusto e sfacciatamente ritmico (centrale il ruolo
delle percussioni di Konrad Meissner), che può avvicinare vagamente
il sound dei Silos a quello di una band come i Bottlerockets, mantenendo in realtà
caratteristiche ben distinte. All'inizio sembra di stare in un disco di Mellencamp:
Satsfied possiede le stesse dinamiche di opere quali Human Wheels
o Whatever We Wanted, rock dal passo stradaiolo, scalpitante e pompato
ritmicamente, con Salas-Humara che ricalca il Cougaro persino nelle inflessioni
vocali. Drunken moon smorza i toni e si propone come una ballata elettro
acustica dall'andamento sottilmente pop, sempre sostenuta da un riconoscibile
tappeto ritmico. Sangre Y lagrimas è il primo di due episodi in
lingua spagnola (rivelatori delle origini del leader), che, detto chiaramente,
è forse il momento meno esaltante dell'intera raccolta: latin-rock acustico
che fa troppo stile "La Flaca" per amalgamarsi con il resto. Molto meglio
il secondo intermezzo ispanico, Disfrute, ritmica latina al servizio di
chitarre rock al dente, con un ritornello che non ti molla un secondo. Aldilà
di queste digressioni in salsa latina, Laser Beam Next Door coinvolge per l'approccio
diretto, informale e per la compattezza estrema del sound creato in One
world, un'altra tirata in stile Mellencamp, nella vorticosa I believe
(scritta con Marc Benning dei 34 Satellite, band di cui daremo presto
conto), nel punk rock di Where ya been e nell'andatura obliqua di Four
on the floor e Wooky do, siparietto finale dalle inflessioni funky.
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