Will
Sexton Scenes
from Nowhere
India records 2001
1/2
Il più giovane della famiglia Sexton torna in carreggiata con un disco solista
che lo propone nelle nuove vesti di songwriter dall'animo alternativo, in un clima
sonoro che percorre i sentieri di un roots-rock ombroso, depresso e dai toni desertici,
unendo la sua lunga esperienza nel circuito musicale di Austin con i suoi primi
amori giovanili, quando, con il più famoso fratello Charlie, sfoderava
un vigoroso rock. I tempi sono cambiati e l'esperienza, come si dice in questi
casi, è tutta dalla sua parte: dopo aver collaborato con personaggi quali Joe
Ely e Terry Allen ed aver partecipato alla breve avventura del Charlie Sexton
Sextet (qualcuno si ricorda ancora quel gioiello di Under The Wishing Tree?),
Will Sexton si avventura nel proprio viaggio musicale, circondandosi di
pochi amici fidati (soprattutto il produttore Mark Addison) e di una manciata
di canzoni che non si fa fatica a definire singolari, nello stile e negli arrangiamenti.
Ballate solitarie, guitar-rock, radici folk e qualche spunto pop si incrociano
in un sound dalle tonalità dimesse e crepuscolari, che fin dalle prime battute
di Brightly Colored Lights si impone come il marchio distintivo dell'intera
raccolta. Impossibile non riscontrare un aggancio con tutta l'esperienza del rock
californiano degli anni 80, che proprio su queste coordinate ha scritto pagine
importanti della musica americana di quel decennio. Il folk-rock ed i miraggi
desertici di Wondering-LA The Whorehouse By The Sea e Happiness-I Can't
Fall o le dinamiche alla Lou Reed di Last Faithful Lover si collocano
infatti sui medesimi solchi tracciati da personaggi quali Steve Wynn, Chuck Prophet
o Alejandro Escovedo, con la "sola" importante differenza che la voce
claudicante e flebile di Will paga a caro prezzo le sue incertezze, facendo perdere
forza e convinzione a questi brani. La stessa title-track o la dolce ballata Passing
Show sono l'attestazione di un suono dalla buona personalità, che richiama
alla mente molti paragoni ed in realtà non assomiglia a nulla in particolare,
ma cui manca un'interpretazione che faccia spiccare il salto di qualità.
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