34
Satellite Radar
Hideaway 2001 1/2
Il nome di Marc Benning, leader indiscusso ed autore unico dei 34
Satellite, è comparso dal nulla ascoltando l'ultimo disco dei Silos,
dove il nostro collaborava alla stesura di diversi brani con Walter Salas-Humara.
Come promesso in quella recensione, finalmente riusciamo a parlarvi di Radar,
secondo lavoro della band, che aveva debuttato nel '98 con Stars. Innanzi
tutto la line up: Mark Boquist alla batteria è un ex Big Back
Forty ed ha suonato con Mark Lanegan, mentre Mike Santoro al
basso ha collaborato con i Whiskeytown. Il trio è completato dalla
voce e chitarra di Marc Benning, a cui si aggiungono ovviamente molti amici in
studio. Radar è inoltre prodotto dallo stesso Walter Salas-Humara,
che evidentemente ha voluto ricambiare il favore all'amico Benning: la sua mano
si sente ed il disco suona alla grande, una produzione degna di una major, se
solo fossero ancora interessate ad un rock di tal fatta. Si, perchè i 34
Satellite ci piaccono assai e ci hanno colpito proprio per la capacità
di essere completamente fuori da ogni moda: Radar è una potente raccolta
di rock'n'roll americano, nel senso più pieno del termine, così
come è stato rilevato per Laser Beam Next Door dei Silos,
se non che qui la componente alternativa e punkettara è forse ancora più
marcata. In realtà il rock senza tempo della band si colloca su quella
tipica linea di confine su cui hanno ballato diverse formazioni negli anni passati
e che oggi, purtroppo per noi, sembra sempre più in via d'estinzione. Ritroverete
la seminale lezione dei Replacements e degli Husker Du, la melodia
fracassona dei Buffalo Tom, le inflessioni pop dei Soul Asylum,
qualche spunto roots nella ballate ed un tiro sfacciatamente rock che solo il
miglior John Mellencamp possedeva. Come tutti i dischi di rock di classe
superiore, Radar ha una partenza da cardiopalma con le poderose Vertigo
(e qui la stoffa del singolo da airplay c'è tutta, anche se nessuno lo
inserirà mai nelle playlists delle radio), Remember ed i riff sfacciatamente
rock'n'roll di Riverside, dove chitarre cariche di elettricità,
dinamicità e melodia corrono di pari passo. You allenta un poco
la presa e va a formare il corpo più riflessivo del disco con la younghiana
Wishing well e le delicate armonie folk di Fly now e California
(leggermente elettrificata quest'ultima). Le cadenze "pesanti" di Molasses
e quelle stradaiole di Around the world spezzano comunque l'atmosfera e
riportano tutti coi piedi ben saldi nel rock'n'roll. Bella rivelazione!
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