Matthew
Ryan Concussion
Waxy Silver 2001
Un uomo solo e la sua chitarra: questo sembra essere il concetto che
guida il nuovo corso poetico di Matthew Ryan, uno dei songwriter più
tormentati dell'ultima generazione, uno dei pochi in grado di rivoltare la vostra
anima con un paio di accordi ed una voce che trasuda malinconia e passione in
ogni frase pronunciata. Scaricato come d'obbligo dalle luci scintillanti delle
majors (che se ne fanno di un cantautore vero come lui al giorno d'oggi?), Matthew
ha mandato tutti bellamente a quel paese e si è trovato una minuscola etichetta
per sfogare i suoi sogni di gloria, le sue canzoni da infarto, rimettendo tutto
nelle mani di una chitarra acustica e poco più. Concussion
è un disco che fa male, scarno, spoglio come l'autunno alle porte, sofferto
nelle sue confessioni: non c'è via di scampo alla desolazione di Rabbit,
Happy Hour, Too Soon to Tell, Autopilot, brani in cui il
fulcro resta la sua vocalità rauca, più la fugace presenza di pedal
steel (Richard McLaurin), organo e cello (David Henry) a riempire
l'atmosfera. L'elettricità che faceva tremare le stanze nei precedenti
May Day e East Autumn Grin viene accantonata a favore dell'essenza del suo songwriting
di prima classe, capace di vette dolcissime nel duetto con Lucinda Williams
in Devastation e di speculari inquietanti rigurgiti di rabbia in Night
Watchman. Unico momento di autentica esplosione in chiave chitarristica la
personalissima cover di Somebody Got Murdered dei Clash: nel contesto fin
qui segnalato sembra stridere parecchio, ma al secondo ascolto avrà già
fatto centro. Matthew Ryan è un talento così grande da non meritare
l'oscurità in cui si è andato ad infilare.
www.matthewryanonline.com
|