Scott Miller & The Commonwealth
Thus Always To Tyrants
Sugar Hill
2001


 

Copertina, titolo e nome della formazione alquanto singolari, per un disco fresco, immediato e godibilissimo, una delle vere sorprese in chiave strettamente rock giunte dagli States negli ultimi mesi. Scott Miller non è un nome totalmente sconosciuto nella scena indipendente Americana, avendo partecipato alla purtroppo breve avventura dei frizzanti V-Roys, roots-pop band con all'attivo un piccolo capolavoro per l'etichetta di Steve Earle (All About Town del '98, ultimo lavoro in studio della band, prima del prematuro scioglimento). Tenta ora la carta della carriera solista, partendo con il passo giusto ed accasandosi presso una indie di prestigio quale la Sugar Hill, che gli ha messo a disposizione una bella schiera di musicisti ed una produzione (R.S.Field) di prima categoria. Thus Always To Tyrants riprende le certezze del passato, unendole ad una sensibilità meno roots e di più stretta marca rock'n'roll: se infatti il connubio con Mike Harrison (l'altro autore dei V-Roys) generava un compromesso fra l'anima pop-rock del gruppo e i fremiti tradizionali (a volte sconfianti nel bluegrass), Miller rifonda il proprio sound basandosi sul tiro assasino delle chitarre (nella maggior parte dei brani è presente il manico infuocato di Dave Grissom, ex John Mellencamp e Joe Ely), e colorando in modo lieve il suo scalpitante rock con inflessioni roots mai troppo marcate (tranne in un paio di hillbilly songs nella parte centrale). Le canzoni di Thus Always To Tyrants traggono molti insegnamenti dalllo Steve Earle di El Corazon, masticano il classico linguaggio dell'american rock'n'roll, districandosi tra mille citazioni e qualche leggera "scopiazzatura" con una semplicità e freschezza che non da adito a dubbi sull'integrità del personaggio e sul suo talento artigianale. Non ci saranno grandi folgorazioni nelle dodici tracce di questo cd (e già le vedo le solite quattro righe di compassione e sufficienza dalle colonne dei più lungimiranti magazine italiani, loro si, proiettati verso il futuro del rock'n'roll...?!), eppure il drive stradaiolo di I made a mess of this town e Yes I won't (grande solo di Grissom), le spirali pop, che fanno molto Tom Petty, di Across the line, il talkin' alla Lou reed di I won't go with you e le crude sfuriate figlie del punk-rock e persino con qualche inflessione garage da fine sixties di Absolution e Goddamn the sun, catturano al primo ascolto e scivolano via in totale scioltezza per uno di quei dischi che faticano a scollarsi dal lettore.


www.sugarhillrecords.com