16 Horsepower
Hoarse
Glitterhouse
2001

1/2
 

Da qualche parte sulla rete ho letto qualcuno sostenere che l'ultimo live degli immensi 16 Horsepower non riesce ad essere all'altezza delle aspettative della band di Denver: mancherebbe di mordente ed energia...Sia pure concesso che Hoarse non rappresenti al meglio la loro produzione (ma perchè dovrebbe poi, visto che non si tratta di un greatest hits) e che non sia lo specchio fedele dell'ultima incarnazione del gruppo (le registrazioni risalgono a marzo ed ottobre del '98, dunque dopo l'uscita del secondo incendiario Low Estate), resta tuttavia innegabile che l'intera poetica visionaria e "gotica" di Eugene Edwards è ben presente e pulsa vivida in ogni singola nota del disco. Le tenebrose atmosfere del loro sulfureo country rock, così scontroso, originale e nettamente distinguibile da qualsiasi altro prodotto arrivato dalla provincia americana negli ultimi anni, raggiungono picchi di assoluta ispirazione proprio in queste versioni dal vivo, perchè mostrano una band capace di prendere per il collo la storia più recondita della musica bianca tradizionale (tra hillibilly, danze dei monti Appalachi e scariche di rabbioso punk rock) e rigenerarla, trasformandola in qualcosa di realmente nuovo ed eccitante. Ne sono una dimostrazione evidente le sconvolgenti versioni di Bad moon rising (proprio quella dei Creedence!), assolutamente irriconoscibile dopo il trattamento riservatole e Day of the lords dei Joy Division (e qui finalmente si scopre tutta l'importanza dell'estetica new wave per il gruppo). Le epiche sfuriate chitarristiche di For heaven's sake e Brimstone rock ci ricordano il loro background punk; South Pennsylvania waltz, con quell'insistente e minaccioso contorno della slide, American Wheeze, la strepitosa Black soul choir e Low estate sono l'immagine deforme di un America sudista oscura e poco frequentata e Black lung una marcetta alternative country poco rassicurante. Caso a parte e vero e proprio tuffo al cuore l'omaggio ai Gun Club (grande amore mai celato di Edwards) con la cover di Fire spirits: un ulteriore prova dell'intelligenza di questa band, riconoscendo a Jeffrey Lee Pierce (pazzo leader dei Gun Club) il ruolo fondamentale di anticipatore di certe tematiche country gotiche. Ci saremmo aspettati, come ciliegina sulla torta, una ripresa di Country death song delle Violent Femmes.


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