Ryan
Adams
Gold
Lost Highway 2001
Ryan Adams il nuovo talento del rock americano (ok, questa può
passare), Ryan Adams il Nuovo Dylan (questa vi prego no,
fermatevi!), Ryan Adams il nuovo salvatore del rock (anche qui proprio
non va...ma chi diavolo si è messo in testa che il rock debba essere sempre
e per forza salvato?). Sono solo alcune delle iperboli spolverate dalla critica
nell'occasione del tanto atteso secondo disco solista dell'ex leader degli Whiskeytown.
Il viatico migliore, credo, per bruciare un talento sul nascere, perchè
di Dylan ne è esitito ed esiste tutt'ora uno solo (nel caso compratevi
Alias Bob Dyaln di Marco Denti per chiarirvi le idee...) e fare paragoni non è
molto producente. Se poi si vuole accusare Adams (qualcuno lo ha fatto, ve lo
assicuro) di voler recuperare un'innocenza perduta del rock'n'roll, di copiare
a destra e sinistra, contrapponendogli il rock'n'roll senza tempo delllo zio Bob
nel suo recente Love and Thieft siamo proprio alle solite. Noi diremo invece
che Gold è un azzardo, un pugno al 90% della rock music prodotta
e sentita oggi: settanta minuti di classicità rock distillata, con la passione
e l'intraprendenza di una volta. L'incrocio tra canzone d'autore, radici folk
e country, pop e rock da strada maestra che filtra nei sedici episodi ufficiali
del disco (senza contare gli inediti presenti nella prima tiratura del disco...ma
inspiegabilmente scomparsi nell'edizione italiana!) richiama indelebilmente il
mainstream nobile degli anni settanta: la febbricitante scrittura giovanile di
Springsteen (Firecracker), il pop-rock frizzante di Petty e dei suoi Heartbreakers
(New York, New York), gli Stones di Sticky Fingers (Rescue blues),
ed il Neil Young più corrosivo (Enemy fire, Nobody girl),
spersino la west-coast, l'eleganza pop di Randy Newman e del primo Elthon John
(vi ho visto...non fate quella faccia!), e buon ultimo quelle intramontabili ballate
folk-rock in cui Mr. Zimmerman eccelle tutt'oggi. Capito cosa potreste avere tra
le mani? C'è materiale per scrivere all'infinito in Gold e a questo andrebbe
aggiunta una produzione centellinata al millimetro (il fido Ethan Johns)
e una miriade di ospiti e musicisti (tra gli altri Chris Stills, Adam
Duritz e Bemmonth Tench) che contribuiscono a creare quest'aura di
rock senza tempo. Al resto ci pensa il songwriting visionario ed inarrestabile
di Ryan Adams
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