Alejandro
Escovedo A
Man Under The Influence
Bloodshot 2001
Uno dei più grandi "beautiful loser" del rock d'autore americano
torna finalmente tra noi con un disco di studio fatto e finito. Dopo la parentesi
live di More Miles Than Money e l'interlocutorio Bourbonitis
Blues (cover, ripescaggi e inediti), A Man Under The Influence
è il primo effettivo nuovo lavoro dai tempi del già notevole
With These Hands (1996 Rykodisc) e non poteva che essere un mezzo capolavoro
di stile e songwriting, a conferma dell'immenso talento di questo eroe "minore"
della grande stagione roots degli anni ottanta. Leader punk nei Nuns,
anticipatore del moderno roots-rock con Rank & File e True
Believers, ed ora fine cantautore in possesso di un suono tutto suo, unico
e riconoscibilissimo, un pregio non da poco in un universo sonoro dove riesce
difficile non accodarsi a schemi già collaudati. A Man Under The Influence
è anche il disco più compatto a livello produttivo della sua carriera,
grazie all'ottimo lavoro di Chris Stamey (tenetelo d'occhio, ha prodotto
anche l'ultima interessante fatica delle Hazeldine), e si avvale di una bella
schiera di amici, presenti in piccole particine (a dimostrazione che Alejandro
non ha bisogno di troppi sostegni), tra cui si possono rilevare le presenze di
Ryan Adams, Mike Daly e Caitlin Cary degli Whiskeytown,
Chip Robinson dei Backsliders, Mitch Easter (Rem) ed Eric
Heywood (Son Volt). Le canzoni? Spledide per equilibrio e rifiniture, con
il solito distintivo sound a metà strada tra country-rock, suggestioni
desertiche, svisate rock'n'roll, Velvet Underground ed un mai invadente apporto
della sezione archi. Wave apre i battenti con un approccio elegante ed
un ottimo gioco di tensione tra acustica ed archi, a dimostrazione della raggiunta
maturità dell'autore. Rosalie e Rhapsody sono due splendide
"scivolate" country-rock, ballate che ti aprono il cuore all'epica dei
grandi spazi americani, specie la sesonda, in forte odore Whiskeytown. Castanets
sposta la bilancia verso il più arrembante rock'n'roll, con un riff di
derivazione Stones ed un trasporto di energia che difficilmente non può
coinvolgere. E' il momento più crudo del disco con Velvet Guitar,
altra significativa sbandata chitarristica, seppure in uno stile differente e
più vicino ad una rielaborazione delle radici punk di Escovedo. Follow
you down e Wedding day rispolverano i sapori del border, mentre About
this love è lo strepitoso colpo di classe che ti aspetteresti alla
fine di un disco come questo.
www.alejandroescovedo.com
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