Kevin
Salem Ecstatic
Future Farmer 2001
Tra le promesse più sprecate ed ignorate dell'ultima generazione di
rockers americani, Kevin Salem copre finalmente un silenzio infinito
e disastroso in termini di mercato, che durava dal lontano 1996, anno di pubblicazione
del suo secondo, splendido lavoro Glimmer (per non parlare del fulminante
debutto Soma City di un paio d'anni prima). Anni passati a fare
il produttore conto terzi, a suonare come ricercato chitarrista nei dischi di
amici e conoscenti, costruendo pazientemente il suo atteso ritorno. Ecstatic
è il frutto dunque di una gestazione sofferta, dopo i disguidi con la vecchia
etichetta e le "distrazioni" poc'anzi ricordate. Noi che lo abbiamo
amato alla follia, accogliamo con stupore il suo comeback, visto che i risultati
restano contradditori ed enigmatici sul suo futuro. Ecstatic non azzera la sensibilità
rock di Kevin, ma compie un coraggioso salto nel suo lato più sperimentale
e pop. Perchè di questo tratta principalmente il disco: un elegante, in
alcuni momenti davvero intenso, pop-rock notturno, bluastro, che spinge meno l'acceleratore
sulla forza delle chitarre e chiama a raccolta arrangiamenti più elaborati.
Insomma meno cavalcate younghiane e rock dal taglio urbano, più ballate
al neon ed un clima raccolto. Altalenanti i risultati, ma le tre stelle arrivano
comunque, non solo per la stima: basta sentirsi una canzone splendida quale 1.000
Smiles, tra le cose migliori incise da Salem, o le dolci melodie di Kindness
e End of the addiction. Più indigesto il pasticcio di It's only
life (con tanto di divagazione hip-hop) e gli esperimenti di elettronica in
Jump e Party song. I vecchi fans troveranno rifugio nel vibrante
guitar-rock di Magnetic, ma se avranno un po' di coraggio apprezzeranno
anche il contorto blues di Deepdarklove, oscuro alla maniera dei Morphine.
www.kevinsalem.com
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