Derailers
Here
Come The Derailers
Lucky Dog/Sony 2001
Temevo fortemente il passaggio dei Derailers verso i lidi dorati di
una major (Lucky Dog è la nuova sussidiaria country creata dalla Sony):
non che il gesto sia in se un fatto deplorevole, ma data la natura ruspante e
genuina della band, si potevano prevedere cambi di rotta disastrosi imposti dai
piani alti. Tutto questo non è successo e ne siamo felici, al contrario
dei compagni di etichetta BR5-49, scivolati verso un pericoloso country-rock di
maniera. Tony Villanueva, Brian Hofeldt ( i due autori del gruppo)
e compagni mantengono lo scettro di più credibili revivalisti sulla piazza,
sciorinando quell'inconfondibile sapore retrò delle loro composizioni:
honky-tonk texano, Backersfield sound, spruzzate pop distillate direttamente dall'era
del beat, ballatone e walzeroni d'altri tempi che restano una manna per chi si
scioglie di fronte al suono liquido di una pedal steel. La produzione di Kyle
Lehning (che sostituisce il grande Dave Alvin, con loro nei primi tre dischi)
è rispettosa delle loro radici e del loro passato, mentre il sotegno della
major si fa sentire soprattutto nella infinita lista di ospiti chiamati raccolta.
Certo il sound è in generale più pulito e ligio a certi dettami
nashvilliani, non raggiungendo i vertici del precedente Full Western Dress, e
lo si può intuire ascoltando qualche ballata ruffiana come If it's really
got to be this way o My angel's gettin' tired. A contrrobilanciare
resta però una sotanziosa infornata di spedite honky-tonk songs (scelta
che farei ricadere su Bar exam) e goderecci rock'n'roll (Mohair Sam,
There goes the bride), con la presenza di almeno un piccolo capolavoro:
una "strappalacrime" All the rage in Paris. Per nostalgici.
www.derailers.com
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