Crooked
County Drunkard's
Lament
Rustic records 2001 1/2
Il destino e le fortune di una band sono spesso segnati dal legame con un
etichetta: cosa vi aspettereste di ascoltare da un gruppo che incide per la Rustic
records di Phoenix, Arizona, se non un ruspante, canonico country&western
velatamente elettrificato, che suona talmente fuori moda, da non rientrare nemmeno
nei ranghi del ben più pubblicizzato alternative-country? I Crooked
County possiedono gli abiti, le pose e le qualità musicali ideali per
rievocare stagioni seppellite della musica più "conservatrice"
americana: ho incluso le virgolette proprio per non dare adito a qualche sospetto
reazionario, perchè questa è country music di un'onestà tale
da superare qualsiasi pregiudizio. Certo non si può dire che Drunkard's
Lament porti una ventata di freschezza nel settore, ma i nostalgici hanno
di che rallegrarsi di fronte alle sonorità decisamente seventies di questo
piccolo combo originario di Bloomington, Indiana. Sound prettamente acustico e
rurale, una timida batteria appena spazzolata da Travis Olsson e tre voci
soliste, quelle maschili di Jason e Toby Purnell, quest'ultimo sorta
di versione hillbilly di Ronnie Van Zandt dei mitici Skynyrd (la somiglianza nell'iniziale
High on the hog è impressionante) e quella femminile di Merrie
Sloan, più docile e gentile, a darsi il cambio. Le radici affondano
nel bluegrass (River, Feed the dog), chiamano in causa gli outlaws
texani (Willie Nelson su tutti) e provano anche a rispolverare, di tanto in tanto,
un tocco sounthern con l'uso dell'armonica (bella Get drunk and gamble).
Tutto gradevole, anche se leggermente monocorde, tanto che alla fine si fatica
a distinguere una canzone dall'altra. Credo che la presenza di una sezione ritmica
più corposa alle spalle sia il primo imperativo per i Crooked County: una
maggiore spinta in chiave rock avrebbe effetti positivi.
www.crookedcounty.com
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