Blind
Luck Before
They Were Rockstars
Blind Luck 2001
Con un simile titolo questi quattro ragazzi texani riescono se non altro
a strappare un sorriso compiaciuto all'ascoltatore. Provengono, manco a dirlo,
da Austin, per cui se la concorrenza nel settore è senza dubbio agguerrita, i
Blind Luck sopperiscono con una buona dose di ironia. Non sono certamente
dei fuoriclasse in fase di scrittura, sia per quanto riguarda la loro miscela
musicale, fatta di un onesto roots-rock dalle digressioni melodiche, sia soprattutto
per i testi, a volte fin troppo ingenui. Sanno comunque come far girare un pezzo
rock'n'roll e nell'insieme, senza strafare e senza cercare l'effetto plateale,
mettono sul piatto una discreta raccolta di canzoni dal timbro stradaiolo, solide
ed efficaci, in cui le loro radici musicali texane si intrecciano ad un evidente
gusto pop. Non bastasse questo, la garanzia viene offerta innanzi tutto dalla
produzione di Merel Bregante, e poi dalle numerose nominations ottenute
nelle più recenti premiazioni degli Autin Music Awards. Sono al secondo disco
e mostrano già una sufficiente maturità e un buon mestiere, anche se a volte si
ha l'impressione che manchino un poco di mordente (specie la sezione ritmica):
sul terreno frequentato dai Blind Luck, dove è chiaramente difficile riuscire
a proporsi con qualcosa di realmente originale, la credenziale maggiore dovrebbe
essere la grinta. In questo senso una band molto affine a loro, ma con risultati
ben più incoraggianti, restano i Reckless Kelly (The Day, prodotto anch'esso da
Bregante, è davvero un gioiellino), a cui spesso possiamo rapportare i brani più
rockati dei Blind Luck come Never Give Up, Again&Again o The
Ride. Rock spedito e dal cuore country, incalzante nel suono delle chitarre
ed estremamente orecchiabile, grazie anche alla limpida voce di Carter Pagel
e all'ottimo supporto corale di tutta la band. Della stessa pasta sono fatte le
dinamiche frizzanti dell'apripista Keys ed il classico drive rock'n'roll
di There All The Time e Stone Fox, che si collocano da qualche parte
tra John Mellencamp e Steve Earle. Inoltre, l'organo aggiunto in sessione di Riley
Osbourne riesce a fare la differenza in alcune ballate, tingendo di colori
country-soul Rest Safely In My Arms, e spingendo il gruppo persino dalle
parti del suono west-coast in Wedding Day. |