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Dave
Alvin Public Domain Hightone 2000 Con la pubblicazione di questo intenso manifesto della folk music americana, possiamo considerare completata l'ideale trilogia che il cantautore californiano ha dedicato all'America più periferica e rurale, quella insomma che più arricchisce i nostri sogni musicali. Se King of California rappresentava una "purificazione" del proprio repertorio prima e dopo l'epopea dei Blasters, una rilettura in chiave folkie di alcune delle più belle roots ballad degli ultimi vent'anni; se Blackjack David era invece l'opera della maturità, costituita interamente da materiale nuovo, che ancora di più evidenziava la rinnovata vena cantautorale del personaggio; questo Public Domain si presenta come un viaggio rigenerante nel passato, per cogliere il vero significato dell'American music, così come si è sviluppata dall'era pioneristica al contemporaneo roots rock. Si tratta dunque di una rilettura di canzoni la cui origine si perde nella memoria di un popolo, giovane storicamente, ma talmente ricco nei contributi musicali delle diverse popolazioni immigrate, che a fatica si riesce ad avere un quadro d'insieme. Materiale di pubblico dominio appunto, che viene attraversato con il solito impeccabile trasporto e la riconosciuta competenza del protagonista in questione. La scelta non è facile: c'è del folk-rock di grande eleganza (Shenandoah, Mama, ain't long for day, Sign of judgement), ballate rootsy con un gran lavoro di fino delle chitarre (A short life of trouble, Delia), country-blues di sicura presa (Walk right in, Maggie Campbell, Railroad Bill) e l'immancabile rock'n'roll modello Blasters (Don't let your deal go down). Sono della partita alcuni fedeli compagni d'avventura quali, per esempio, Rick Shea e il grande Greg Leisz ai diversi strumenti a corda o il fedele Joe Terry al piano, tutte pedine fondamentali per creare le atmosfere al tempo stesso antiche e moderne del disco. Deve essere chiaro che il suono di Public Domain non si discosta affatto dal sentiero tracciato nelle ultime prove soliste di Dave, seppure qui sia presente un più ampio spettro stilistico: in una molto ipotetica regola di precedenze, la scelta va forse fatta ricadere sul passato, fermo restando che chi possiede ed ha consumato all'infinito quei lavori, non può farsi sfuggire l'occasione di rivisitare le radici musicali di questo eroe della canzone popolare americana: un allievo dalla statura di maestro. |