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Rich
Hopkins & Bill Sedlmayr The Fifty Pecenter Blue Rose 2000 Rich Hopkins, chitarrista-songwriter culto nell'area di Tucson, Arizona, sia da solista che con diversi gruppi paralleli (su tutti i Sidewinders), percorre da anni una strada periferica e marginale, fatta di country rock lisergico e psichedelico, in una totale devozione al sound di Neil Young e dei suoi Crazy Horse, nonchè alla mai dimenticata stagione del Paisley Underground. Dopo avere pubblicato l'interessante Devolver con il supporto dei Luminarios, torna nuovamente all'attacco con un progetto scritto a quattro mani, servendosi della voce e del songwriting di Billy Sedlmayr, anch'egli musicista apprezzato nella scena locale. Evidentemente il successo di pubblico e critica raccolto dal lavoro precedente (è stato di gran lunga il "best seller" dell'anno in casa Blue Rose), ha spinto il buon Rich a riproporsi con un disco che segue il solco tracciato nella sua precedente carriera solista. Le chitarre parlano il linguaggio del migliore rock americano dei primi anni ottanta, una ideale resurrezione dei suoni che hanno reso indimenticabili bands come i Dream Syndacate o i Green On Red: roots rock tirato e chitarristico, con punte di psichedelia ed acidi assoli connessi, e ballate country oriented dai sapori dichiaratamente younghiani, sulle quali si innesta alla perfezione la malinconica voce di Sedlmayr. Fanno al caso nostro le due ballate piazzate in apertura: The fifty percenter e Amelia hanno i colori della migliore tradizione country rock dei seventies, atmosfere da grandi spazi come effettivamente possono esserci in Arizona e chitarre che si stagliano limpide sullo sfondo. En passant torna tra la polvere del Paisley, mentre Grace by which you fall e Nacodoces hanno un andamento tra l'acustico e l'elettrico che ricorda non poco alcune cose di Chris Cacavas da solista. Ma il piatto forte del disco resta comunque quella serie di sfuriate rock, epiche e melodiche al tempo stesso, tanto care a personaggi come Steve Wynn, qui perfettamente rappresentate in episodi quali Careless, Cherry betrayal e nel finale incadescente di Apology, sette minuti e mezzo di trascinante american rock'n'roll. Un po' nostalgico forse, ma suonato con una perizia in materia che ha pochi rivali.
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