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Kevin
Gordon Down To The Well Shanachie 2000 Bisogna scendere definitivamente a patti con il talento di questo songwriter dal cuore rock e dal tocco sudista. Kevin Gordon, dopo l’exploit di Cadillac Jack’s #1 Son (fateci un pensierino, non ve ne pentirete), torna più in forma che mai, con una seconda convincente puntata. Sostenuto nellla produzione da Bo Ramsey (chitarrista per Greg Brown, uno di quei personaggi di seconda fila del rock’n’roll di cui non si può fare a meno), il nostro rocker di East Nashville mette sul piatto una raccolta di brani che sanno di autostrade e benzina lontano un miglio, pieni di grondanti chitarre dal piglio sudista ed un suono che è roots rock di prima categoria. A partire dalla splendida title track, ballata in stile Steve Earle, con il cameo di Lucinda Williams a giustificare l’importanza del songwriting di Kevin, il disco è un piacere per tutti i rock’n’roll hearts ancora in circolazione. Lo si capisce ascoltando il tiro assasino di Burning the church house down, le immancabili influenze rockabilly che già facevano bella mostra sul disco precedente (Deuce and a quarter, Oil city girl) e la schietezza delle chitarre in Water or gasoline (scritta con Colin Linden) e Great southern, due canzoni che solo nei titoli spiegano al meglio l’universo musicale e non solo descritto da Gordon: sorta di incontro stellare tra le sveltine rock'n'roll dei Blasters e la poesia country-soul di John Hiatt. Il resto lo fanno i suoni perfettamente calibrati di alcune ballate da grandi spazi quali la country rock oriented Marina takes her aim e l’aria soul tra le pieghe di Time for the sun to rise, nonchè dichiarazioni insindacabili come Jimmy Reed is the king of rock’n’roll. Le storie ed il rock'n'rol di Kevin Gordon sono una certezza per il futuro, concedetegli una chance e non ve ne pentirete affatto |