Volebeats
Solitude
Safe House
1999

1/2


Si rimane veramente spiazzati, a volte, da band del tutto anonime per poi restarne favorevolmente sorpresi: i Volebeats fanno un po' questo effetto, soprattutto per un passato, in gran parte ignorato, che li ha visti pecorrere territori lontani da quelli intrapresi in quest’ultimo Solitude. Vengono da Detroit e sono sulla scena da diversi anni ormai, più di dieci, avendo alle spalle quattro album ufficiali, tra cui vale la pena citare l’ottimo The sky and the ocean (‘97), country-rock di pregiata fattura, che li ha resi molto apprezzati tra gli esperti dell’alternative-country sound. Solitude sconvolge ogni possibile previsione sulla loro maturazione, abbracciando una decisa via sperimentale, assai diversa dalle coordinate del nuovo roots-rock americano. Non è certo un disco per tutte le stagioni: molto omogeneo nel suo clima oscuro, autunnale, a tratti pigro e sostanzialmente depresso, alterna brani strumentali, in definitiva i più intriganti, ad altri cantati. Nel primo caso si tratta di un affascinante intruglio di surf music, psichedelia fine sixties e Morricone sound, chitarre riverberate ed effetto vibrato al massimo. I migliori risultati li ottengono in Desert song, vagamente imparentata con alcune intuizioni dei Calexico, nel tocco orientale di Kala, nelle trame inquietanti di Blue green e della splendida Moon beams, nell’incalzante twangin’ di Speedboat. Per quanto riguarda le vere e proprie canzoni, la sensazione è quella di una minore personalità, seppure siano tutte molto piacevoli ed accattivanti all’ascolto. Ancora una volta i riferimenti riportano inevitabilmente ad una commistione di folk, pop e psichedelia tipica della fine dei ’60, tra reminiscenze Byrdsiane, i Beatles più bucolici e i Love meno acidi: ne sono una prova le atmosfere eteree e sognanti di Beautiful night e Back in a minute, per non parlare dello scintillante jingle-jangle sound di Shannon, forse la più derivativa del lotto. Un disco breve (circa quaranta minuti) e di non facile reperibilità, ma con un fascino sottile e distante dalla solita routine