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Belleville
Belleville Del Tona 1999 Questa giovane formazione californiana gravita sostanzialmente intorno alla figura del leader Mark Caputo, voce, chitarre, organo e banjo, che considera questo disco di debutto una sorta di apripista per la sua band, la via più semplice e diretta per diffondere il loro nome nel circuito del roots rock provinciale americano. Difatti, la durata molto breve di Belleville (dieci canzoni per trenta minuti di musica) lo fa accostare più ad una sorta di demo promozionale, che ad un vero e proprio disco di studio fatto e finito (previsto per questa tarda primavera...): collegandovi al loro sito web avrete comunque la possibilità di sentire e scaricare qualche mp3 per farvi un idea del loro fresco e ruspante sound, un roots rock limpido e scorrevole, che li accomuna a molte realtà del mondo "no depression". Presto per dire se i ragazzi abbiano le qualità per emergere dalla nutrita concorrenza che si affaccia nel settore, ma alcune avvisaglie si possono scorgere lungo tutta questa piacevole raccolta di piccole gemme country rock. Per esempio l'iniziale Blame, dolce country ballad a bassa fedeltà che vira dalle parti di Wilco e Sparklehorse, oppure i modi dimessi di Windchime (al canto questa volta c'è Bruce Drake, chitarre e pedal steel) e Riverman, roba da manuale dell'alternative country, rubando accordi a Son Volt e progenie. Più routinarie, ma sempre dannatamente piacevoli all'ascolto, il passo honky tonk di Gatherer, i ritmi campagnoli di Curb & Gutter (che parte con il suono di uno scacciapensieri, ricordo forse delle origini calabre di Caputo) e Tulsa County Blues. Rivelatrici delle loro coordinate musicali infine le due cover scelte: una rispettosa rivisitazione di Everybody knows this is nowhere (Neil Young, ovvio!) ed una divertente, ma forse ininfluente, Blackberry Blossom, traditional di old time music. Da seguire. |