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Lucero
When You Found Me
[Liberty & Lament/ Goodfellas 2021]

Sulla rete: luceromusic.com

File Under: we're an american rock band

di Fabio Cerbone (01/02/2021)

I fantasmi di Among the Ghosts aleggiano ancora alle spalle, non si cancellano con un colpo di spugna, così come il livido suono della provincia americana che descriveva quel disco. Rappresentava uno snodo artistico importante per i Lucero, dopo vent’anni di carriera spesa sulla strada, con una coerenza stilistica e un coraggio che hanno mantenuto giovane e necessario il gesto della band, probabilmente la formazione cardine del nuovo “rock sudista” insieme ai Drive-By Truckers. Chi da una prospettiva più politica e socialmente consapevole (i secondi), chi da una visione interiore e drammatica (proprio i Lucero), entrambe hanno raccontato quell’angolo di mondo e più in generale la cupezza del sogno americano di questi anni, mantenendo un equilibrio fra classico e moderno, fierezza delle radici e indipendenza rock.

When You Found Me
, decimo album in carriera di Ben Nichols e soci, quintetto ormai cementato da una invidiabile stabilità, sembra spostare ancora un gradino più avanti il suono dei Lucero, che resta elettrico, pulsante, essenziale e senza orpelli o tecnicismi, eppure oggi rivisitato con uno spiazzante carico di riverberi e tappeti di synth che si immergono in nere nuvole post punk, in una certa grandiosità da cinemascope rock anni Ottanta, che in alcuni momenti sembra inchiodare la band a una sorta di uniformità melodica. Ci sono il palpito cupo e la tensione latente di Have You Lost Your Way a scandire l’attuale passo della band di Memphis, grazie all’elemento da sempre essenziale di Rick Steff alle tastiere, che sostituisce il traballare boogie del piano con colpi di sintetizzatore, spesso utilizzati nel disco come coperte che avvolgono il canto di Nichols, adesso più che mai fattosi profondo e controllato nelle asprezze. Così il rock’n’roll da cani randagi e lo spirito punk dei Lucero assumono una forma epica in Outrun the Moon e Good as One, con chitarre che si impastano di delay e trame acustiche che affondano nei languori da colonna sonora di Pull Me Close Don’t Let Go.

È lo stesso Ben Nichols a toglierci dall’impaccio, quando dichiara di avere desiderato fortemente che il disco suonasse come “la roba che ascoltavo alla radio da ragazzo”, presentando alcune demo alla band in una forma meno grezza e folkie del previsto, arrangiando poi il tutto con l’intervento del produttore Matt Ross-Spang presso gli storici studios di Sam Phillips a Memphis. Persa per strada un po’ di naturalezza e di acredine rock, i Lucero di When You Found Me ripartono dalla maturità dei temi famigliari, quelli di un Ben Nichols padre e marito che riconosce la salvezza dell’amore nella sua vita con All my Life e lo stesso finale acustico, rarefatto della title track, lettere idealmente spedite alla figlia e alla moglie. Nel mezzo non si annullano affatto le storie americane fatte di ombre e ricordi, come il western crepuscolare di Coffin Nails, ballata in nero che rievoca la storia del nonno di Ben e della perdita del padre, veterano della Prima Guerra Mondiale, oppure di A City on Fire, il resoconto dell’incendio sociale che la nazione ha affrontato con crescente odio in tempi recenti.

La vitalità più sfrontata dei vecchi Lucero emerge soltanto nell’accelerazione di Back in Ohio, con il sax a spargere fragore springsteeniano, ma l’anima di questo disco abita luoghi più adulti, introspettivi e nostalgici, dai quali i Lucero dimostrano di saper uscire con il coraggio di restare fedeli alla loro storia, anche consapevoli di rischiare a ogni uscita, disposti a pagare questa volta il prezzo di una musica che cede qualcosa in spontaneità per continuare a (r)esistere.


    



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