Michael McDermott
Willow Springs
[Appaloosa/ IRD
2016]

www.michael-mcdermott.com

File Under: American songwriter

di Paolo Baiotti (02/07/2016)

La storia di Michael McDermott è una di quelle che piacciono ai romantici…e molti appassionati di rock lo sono. Ci sono tutti gli elementi che rendono vincente ai nostri occhi chi per altri è un perdente, un "loser", uno che ha avvicinato la vetta, non l'ha toccata ed è caduto malamente, procurandosi gravi fratture. Poi si è ripreso con fatica, ha trovato un amore solido, ha creato una famiglia e ha cercato un posto dove vivere serenamente. Questo posto è Willow Springs, Illinois, un villaggio di cinquemila anime al quale è dedicato il titolo del nuovo disco di Michael, pubblicato anche in Italia dall'Appaloosa, con la traduzione dei testi. Nei primi anni novanta McDermott era considerato uno dei songwriters americani emergenti; l'esordio 620 W.Surf prodotto da Don Gehman e Brian Koppelmann lo fece paragonare a Dylan e Springsteen, Stephen King lo incoraggiò in ogni modo, citandolo anche nei suoi libri, ma qualcosa non funzionò e in breve tempo Michael venne dimenticato dall'industria.

Lui probabilmente non era preparato né guidato, per cui cadde nella trappola e si lasciò andare ad una vita costellata di abusi di ogni genere, non si fece mancare nulla, compreso un soggiorno nelle carceri federali e si ritrovò a metà del decennio solo, senza un contratto e pieno di debiti. Ci sono voluti anni per risalire, anche se dal vivo ha continuato a suonare con la stessa intensità, ma solo dopo avere conosciuto la cantante e violinista Heather Horton, sposata a Ferrara nel 2009, l'artista ha ritrovato un equilibrio che si è riflesso anche nei dischi Hey La Hey e Hit Me Back. Nel 2013 ha formato il side-project The Westies che hanno già inciso due interessanti albums e ora completa la sua rinascita artistica con Willow Springs, inciso nel suo studio casalingo, autoprodotto con l'assistenza dell'esperto Lex Price e suonato con un gruppo ristretto comprendente Heather Horton al violino e voce, Lex Price alla chitarra e basso, Will Kimbrough alla chitarra e banjo e John Deaderick alle tastiere.

Willow Springs racchiude le influenze di Michael e contiene esempi di scrittura tra i migliori della carriera ventennale dell'artista di Chicago. L'attenzione maggiore sembra riservata ai testi e alla voce potente, espressiva e profonda che risalta in tutto il disco, lasciando l'accompagnamento in secondo piano, pur non mortificandone la funzione. Se nella title track l'influenza della scrittura di Dylan è evidente, come quella di Springsteen in Getaway Car anche per la voce più raschiata e in Half Empty Kinda Guy, sembrano più personali (non necessariamente più belle) il folk-pop di These Last Few Days, la drammatica Soldiers Of The Same War o l'intensa Folksinger. Le canzoni con testi e significato più profondo e intimo hanno una marcia in più: mi riferisco alla delicata Butterfly, ricordo di un amore distruttivo, la sofferta Shadow In The Window, nella quale il ritorno a casa fa riemergere le difficoltà del rapporto con il padre tra silenzi, storie di vite, rimorsi e un affetto profondo anche se raramente espresso, la ballata Willie Rain dedicata alla figlia con parole semplici ed efficaci e One Minus One, una riflessione sulla difficile personalità dell'autore e sull'approccio alla vita.

Un disco riuscito e importante che ci riconsegna un artista pienamente recuperato. Impressione corroborata dal recente concerto torinese nella preziosa intimità della Galleria dei Suoni, che ha attestato la ritrovata lucidità e vitalità di McDermott e soprattutto la forza del suo repertorio passato e attuale, anche in formato acustico.


    


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