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Lucinda Williams
Runnin' Down a Dream. A Tribute to Tom Petty
[Highway 20/ Goodfellas 2021]

Sulla rete: lucindawilliams.com

File Under: Lu & Tom


di Marco Denti (16/04/2021)

C’è una spada di Damocle sopra questo tributo di Lucinda Williams e non è il ricordo di Tom Petty, dovuto e indiscutibile, ma l’ombra degli Heartbreakers. Nella serie inanellata da Lucinda Williams (Lu's Jukebox), l’omaggio in sé ha anche più senso di quelli dedicati a Dylan e agli Stones, perché c’è un legame diretto, dovuto alla condivisione delle canzoni e del palco, nonché un’associazione naturale per le comuni radici geografiche. Lucinda Williams riporta le canzoni nelle sue corde e in quelle del suo gruppo, che è una gang volenterosa e genuina, e lo sforzo trova le risposte migliori dove il background sudista è più forte e il ritmo rallentato all’estremo, ovvero in Louisiana Rain, Down South e nell’interessante versione di Rebels, spogliata degli artifici e dei contorni di Southern Accents e resa più malleabile.

Nel complesso, il senso stilistico è una riduzione ai minimi termini, che lascia i giusti margini per l’espressiva voce di Lucinda Williams e l’operazione ha i suoi migliori risultati con A Face In The Crowd, che sembra un’outtake di West, ma anche nell’andamento ciondolante di You Don’t Know How It Feels e nell’accorata versione di Southern Accents (ma quando è uscito quel disco, dov’erano tutti?) e, per estensione, nell’inedita dedica di Stolen Moments. Quando le canzoni hanno bisogno di un’altra propulsione, e bisogna correre un po’, e serve convogliare quell’energia straripante, componendola intorno a tre accordi, qualcosa si perde, pur senza nulla togliere all’onestà e al grezzo fascino delle interpretazioni. Ma alcuni passaggi strumentali, certi contrappunti (dov’è finito il riff di Runnin’ Down A Dream?) restano parti essenziali delle canzoni di Tom Petty & The Heartbreakers, così come quel groove incessante e micidiale che rendeva solidissime anche canzoni ripescate in garage come You Wreck Me.

Qui sembra facciano fatica a tenere il passo, tanto è vero che anche Room At The Top viene filtrata e spogliata, ma l’intenzione è al limite, a quel punto la voce tende a ripetersi e le differenze con la chitarra di Mike Campbell si sentono, e così anche gli stacchi di I Won’t Back Down sono un po’ indecisi, come se qualcuno avesse spalancato la porta proprio mentre la stavano suonando. È un po’ paradossale perché Lucinda Williams e i suoi ragazzi (Stuart Mathis, Steve Mackey, Fred Eltringham e Joshua Grange) hanno la genuina schiettezza e lo spontaneo entusiasmo di una rock’n’roll band, ma l’equivoco, tutto sommato, è un po’ lì, nel non saper distinguere Tom Petty dagli Heartbreakers che, per dirla tutta, sono una bella montagna da scalare.


    

 


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