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  Southlands
Still Play'n
[Appaloosa Records 2024]

Sulla rete: facebook.com/SouthlandsRock

File Under: no surrender


di Nicola Gervasini (26/08/2024)

Ci sono realtà della scena roots nostrana che durano ormai da parecchi anni, più o meno campandoci, o comunque inesorabili per pura passione. Facile citare i Mandolin' Brothers, che di decenni di attività ormai ne hanno più di quattro (e che qui presenziano come ospiti, non a caso), inevitabile ricordare i Cheap Wine, ma forse meno immediato è farsi venire in mente i Southlands, band che fin dal 2001 bazzica la suddetta scena, non cambiando mai di una virgola la propria proposta fatta di immaginario da heartland rock americano. L’occasione per fissarli bene in testa è sicuramente questo nuovo album Still Play’n, pubblicato dall’Appaloosa Records, un album che sicuramente li porta ad affiancarsi all’ormai consolidato buon livello raggiunto dai nomi che da anni vi proponiamo sulle nostre pagine.

La formazione dei Southlands ha avuto nel tempo qualche cambio di guardia, ma oggi si è ormai consolidata intorno alla chitarra di Roberto Semini e alla voce di Dario Savini, con Michele Romani e Riccardo Caldin nel motore ritmico, e la seconda chitarra di Fabrizio Sgorbini, anche se la vocalist Sara Cantatore può tranquillamente essere considerata un sesto membro aggiunto, vista la sua presenza determinante nell’album.

Dopo una breve intro con il brano Don’t Knock, il disco entra subito nel vivo con le chitarre in bella evidenza di It’s A Mess e By My Side, intervallate dalla prima ariosa ballad On The Border che da sola racchiude tutti gli elementi per una bella storia di fughe e fuorilegge da libro di Willy Vlautin. M
olto frizzante il duetto in puro rockabilly-sound con la Cantatore di Sweet ’49, che poi prende pieno possesso del microfono per un’altra bella ballata come The Way I Feel. You Are the Sun è un bel pezzo di pura Americana anni 90, cantato sempre a due voci, mentre la programmatica title-track racconta cosa spinge a continuare a battere le strade del rock degli attempati uomini di famiglia con figli e cani al seguito, probabilmente un piccolo inno alla normalizzazione dell’immaginario da rockstar nell’era dell’autoproduzione.

Con le sue 14 canzoni l’album va oltre la nuova moda di durate al limite dell’EP per venire incontro alle esigenze delle piattaforme streaming, perché qui si ragiona alla vecchia maniera, e ci si prende il tempo necessario a raccontare tutte le proprie storie. A voi scoprire poi le altre, come quella di Jim in Brilliant o la romantica Best Of You. Il gioco di voci e il tocco southern rock delle chitarre funzionano bene per tutto l’album, che si chiude con la corale Be My Countryside, a testimoniare quel senso di appartenenza ad una comunità che la nostra scena rock mantiene da tempo.


 


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