Gnola Blues Band
Down the Line
[Appaloosa/ IRD 2015]

www.gnolabluesband.com

File Under: down the southern line

di Domenico Grio (24/06/2015)

Con questo Down the Line la band di Maurizio "Gnola" Glielmo, storico pilastro della scena blues italiana, ha messo un bel punto esclamativo alla sua già importante carriera. Con una formazione in parte rinnovata (al tastierista Roger Mugnaini, si aggiungono infatti Paolo Legramandi al basso ed alle voci ed il batterista e polistrumentista Cesare Nolli) e nobilitata in due brani del disco, Ventilator Blues (unica cover, estratta da Exile on Main St. degli Stones) e Room Enogh, dalla presenza del pianista Chuck Leavell, la Gnola Blues Band ci consegna un lavoro straordinario, un viaggio a cento miglia orarie, senza alcun obbligo di fermata, nella più vivida cultura musicale degli States. Si parte da Chicago, si attraversa il Midwest e si arriva nel profondo sud, finestrini spalancati e una scia di note da lasciare sull'asfalto delle interstate highways o da mischiare alla polvere delle freeways meno battute.

Il blues, nelle sue varie declinazioni, è il punto di origine ma il rock e la tradizione roots dei "visi pallidi" d'America si impasta a dovere nel lessico musicale della band di Maurizio "Gnola" Glielmo e il risultato è un sound potente, pieno, caldo, suggestivo a cui è impossibile non associare paesaggi e profumi d'oltreoceano, in una sorta di immaginifico road-movie domestico. A cesellare i vibranti racconti sonori affidati alla voce dalla timbrica ruvida e matura di Maurizio, ci sono soprattutto le chitarre che solo raramente cedono la scena ai più discreti disegni melodici del piano (eccezion fatta per i due brani con Chuck Leavell), in mezzo si insedia prepotentemente una sezione ritmica massiccia, precisa ed instancabile. Down the Line finisce così per essere una sorta di magnifico compendio del suono d'America e, perché no, dell'intero percorso musicale di questi intransigenti cavalieri metropolitani, battezzati idealmente nelle acque del Mississippi e spiritualmente in perenne trasmigrazione lungo la Route 66. Muddy Waters, Buddy Guy, Bo Didley, John Lee Hooker ma anche gli Allman Bros, gli ZZ Top, Steve Earle e John Hiatt e persino Jimi Hendrix e i Rolling Stones, i riferimenti alle icone della musica nera, del southern rock, del boogie stradiaolo e corrosivo e delle ballad country-rock, si sprecano.

La Gnola Band viaggia su livelli d'eccellenza e non soffre certo di alcun complesso di inferiorità nei confronti degli "originali" anzi, è bene essere chiari, Maurizio Glielmo e soci di taroccato non hanno proprio nulla, sono made in U.S.A. alla stregua di un Mcintosh o di un Levi's anni 70. Difficile fare una selezione mirata dei brani, il disco non soffre di cali di tensione e, giusto per dare qualche coordinata in più, ci piace segnalare Four Burning Flames (coinvolgente roots song), una rovente Ventilator Blues, la biografica The Ghost of King Street (scritta in collaborazione con Edward Abbiati dei Lowlands), l'Hendrixiana Fallen Angels e i due pezzi finali, I've Been There Before e Dangerous Woman Blues (più southern la prima, una sorta di power electric blues la seconda). Complimenti quindi a Maurizio Glielmo ed alla Gnola Blues Band e se è vero che, come dice il bravo recensore, non hanno inventato nulla, è anche certo che dodici battute e "dintorni" possono bastare, per chi sa davvero maneggiarle, a raccontare storie di musica che bruciano di passione e vivono di un energico contatto col cuore ed i muscoli di chi ama farsi scuotere dalle emozioni.


    

 


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