Cheap Wine
Mary and the Fairy
[CHeap Wine Records  2015]

www.cheapwine.net

File Under: rock ballads

di Fabio Cerbone (03/11/2015)


Un disco dal vivo è solitamente un affresco sullo stato dell'arte di una band, attimo in cui catturare la maturazione di un suono. Nei casi meno fortunati è un passaggio a vuoto, un riempitivo per riordinare le idee in attesa delle prossime scadenze discografiche, un debito contrattuale, qualche volta una semplice mossa commerciale. È evidente che gli ultimi esempi non si addicono affatto alla pubblicazione di Mary and the Fairy, un'ora di musica che tenta un approccio differente, quasi una costruzione a posteriori sul materiale edito dal gruppo marchigiano. Registrato in casa, al Teatro Sperimentale di Pesaro lo scorso 30 aprile, l'album mette in scena un volto specifico dei Cheap Wine, scegliendo accuratamete brani e relative atmosfere che si legano fra loro, senza ripetere una formula che aveva già ottenuto il suo rito collettivo nel doppio Stay Alive (2010).

Mary and the fairy è qualcosa di più e di diverso, in questo dimostrazione ulteriore dell'indipendenza della band, del suo percorso ostinato e contrario. Un po' come i dipinti di Giuliano Del Sorbo, le cui eleganti e misteriose "tronie", ritratti e volti immaginari, arricchiscono fronte e retro di copertina (andrebbero a questo punto godute a pieno nella stampa in vinile, a tiratura limitata, disponibile da novembre per iniziativa dei fan del gruppo). Pittore e musicisti si sono incontrati anni fa durante una performance di musica dal vivo e "action painting" e oggi incrociano un'altra volta le loro strade. Una scelta affascinante quanto questo disco, che coglie otto istantanee dei Cheap Wine più bluastri e notturni, in prevalenza ballate elettriche che sviluppano un suono urbano, romantico, da sempre componente essenziale della formula "classic rock" impressa dalla formazione dei fratelli Diamantini.

Sono episodi spesso "dimenticati", eppure mai abbandonati nelle esibizioni live, tratti da alcuni dischi importanti per la loro crescita artistica: la dilatata e soffusa tensione di Mary (da Ruby Shade, per chi vi scrive il disco che rivelò il talento dei Cheap Wine), il trascinante rotolare street rock di Behind the Bars e la dolce cantilena a trazione roots, con fisarminoca e chitarre acustiche, di I Like Your Smell, entrambe da Crime Stories; o ancora il blues waitsiano e sinuoso di La buveuse e una Dried Leaves scandita da piano e armonica, resuscitando il sentimentalismo dello Springsteen di The River, queste ultime due provenienti da Spirits, personale apice artistico, almeno per il sottoscritto, dei Cheap Wine. Pezzo dopo pezzo, fino alla più recente The Fairy Has Your Wings (for Valeria), dalle evoluzioni fin quasi progressive, il disco modella un'idea precisa di suono e parole: dalle eterne cavalcate in cui la chitarra di Michele Diamantini ha imparato ad attendere, prima di mordere ed esplodere, dal lirismo cristallino del piano di Alessio Raffaelli, vero elemento caratterizante del repertorio e fautore di una decisa maturazione melodica della band, dalla stessa voce di Marco Diamantini, più misurata ed elegante nel muoversi fra i toni scuri di queste canzoni, si riceve una visione particolare della musica dei Cheap Wine. Non esaustiva certo, ma dotata di una seduzione che i singoli brani, sparsi nella vasta produzione (una decina di lavori in quasi vent'anni di storia) non potevano assumere.

In questo passaggio si rivela forse l'esigenza di Mary and the Fairy, che ai più apparirà soltanto come "un altro disco dal vivo dei Cheap Wine", persino poco rappresentativo dello stile del gruppo. Niente di più falso, sia ben chiaro: basta immergersi nell'immaginario un po' noir e al tempo stesso lasciarsi trasportare dal lato romantico creato dalla band in questi episodi, entrata ormai in una fase di piena padronanza della propria storia e di un repertorio che può offrire diverse chiavi di lettura.


    

 


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