Ogni tanto mi chiedo che cosa sarebbe stato il mondo dell'indie-folk nell'era
del mercato classic-rock pre-internet. Come si sarebbe rapportato con una industria
discografica fiorente quanto dispotica e invasiva nelle scelte artistiche, per
esempio, uno come Will Oldham? Avrebbe potuto pubblicare così tanti dischi? Permettersi
tanti nomi diversi in barba alle più semplici logiche di marketing? O praticamente
una buona metà di folker barbuti e solitari di questi anni 2000 sarebbero scomparsi
dopo uno-due dischi, come capitò praticamente a tutta la generazione dei loro
antenati e antesignani nei primissimi anni 70 (penso a gente come Bill Fay o Rodriguez
per esempio).
Difficile saperlo, certo è che un genere apparentemente
invendibile e anti-commerciale come quello proposto da Iron & Wine, giusto per
fare uno dei nomi più vicini all'italianissimo An Early Bird, continua
a essere fiorente anche dopo più di vent'anni di esistenza, e a destare attenzione.
E così pure in Italia assistiamo ad un continuo fiorire di artisti e artiste che
con nickname e testi rigorosamente in inglese, seguono le strade aperte ormai
anni fa da pionieri come Bob Corn. Stefano De Stefano è il vero nome di An Early
Bird, e non è certo un novellino della scena nostrana, visto che ha già in curriculum
tre album pubblicati con i milanesi Pipers, ma ora prova una strada solista con
questo Of Ghosts & Marvels, che magari qualcuno ha potuto già
apprezzare in apertura di alcune date del recente tour italiano degli Handsome
Family. Un album che segue i recenti esempi di Emma Tricca e Any Others nel confermare
la piena maturità della nostra scena e dei nostri musicisti nel maneggiare una
materia così delicata come la musica acustica anglofona.
I riferimenti
sono evidenti (To The Trees richiama come
dicevo lo stile di Sam Beam, Something Left e Never-ending Present toccano
il folk un po' stralunato di Elliott Smith), ma De Stefani riesce comunque a trovare
una marca personale nella scrittura (si senta il singolo Warning
Sign, uno dei brani migliori del disco, impreziosito dalla bella voce
della milanese Georgiana Craciun). Lo aiuta in studio il produttore e multistrumentista
Andrea Liuzza, e i due trovano davvero un'ottima sinergia tra calore dei suoni
e precisione di esecuzione. Troverete qui un piccolo riassunto di tutto ciò che
è stato detto un po' sottovoce da altri grandi artisti (non si può non pensare
a Bon Iver in certi giochi di voci in Let Me Go),
con la giusta alternanza tra momenti riflessivi (Your Sewn Mouth Secrets),
romantici (il duetto sempre con la Craciun di Still I Had to Love You)
e altri più spensieratamente "pop" (Compromise mette di buon umore come
solo i migliori pezzi dei Beautiful South sapevano fare). Artista da scoprire.