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Tedeschi Trucks Band
I Am the Moon
I. Crescent // II. Ascension // III. The Fall // IV. Farewell

[Fantasy 2022]

Sulla rete: tedeschitrucksband.com

File Under: southern soul poem

di Paolo Baiotti (03/10/2022)

A tre anni di distanza da Signs e un anno dopo la pubblicazione di Layla Revisited, versione integrale dal vivo del seminale album di Derek And The Dominos con ospite Trey Anastasio, la Tedeschi Trucks Band ritorna con il progetto più ambizioso del suo cammino ultradecennale. Nel maggio del 2020 il cantante Mike Mattison suggerisce ai colleghi di leggere il poema persiano del 12° secolo Layla e Majnun, scritto da Nizami Ganjavi, ispirazione del titolo del disco dei Dominos, per cercare di dare un’interpretazione del poema basata sul punto di vista dei diversi protagonisti. Il lockdown, che impedisce alla band di suonare dal vivo, diventa l’occasione per ritrovarsi nello studio casalingo dei coniugi Trucks e per comporre in modo collettivo. I Am The Moon nasce come un’opera condivisa principalmente tra Derek, Susan, Mike, il nuovo tastierista Gabe Dixon (che ha sostituito Kofi Burbridge, purtroppo deceduto nel 2020) e il batterista Tyler Greenwell, che partecipano insieme alla fase compositiva, mentre in seguito si aggiungono la sezione fiati, i cori di Mark Rivers e Alecia Chakour, il basso di Brandon Boone e la seconda batteria del nuovo arrivato Isaac Eady che contribuiscono alle ultime modifiche e agli arrangiamenti

Richiamandosi alla durata dei dischi rock che lo hanno ispirato, avendo oltre due ore di materiale pronto Derek propone di dividere le registrazioni in quattro episodi di 35’ circa, da pubblicare uno ogni mese tra fine maggio e fine agosto, con l’accompagnamento di altrettanti filmati di Alix Lambert che combinano riprese in studio con fotografie, disegni animati e immagini evocative, diffusi sul canale You Tube del gruppo, in modo da completare l’esperienza musicale con quella visiva. Così I Am The Moon viene diffuso in quattro parti (Crescent, Ascension, The Fall, Farewell) che accompagnano la parabola degli sfortunati amanti Layla e Majnun, una storia romantica e drammatica da valutare unitariamente.

L’atmosfera del disco è piuttosto rilassata, con prevalenza di ballate e tempi medi che lasciano spazio alla chitarra sognante ed espressiva di Derek, sia elettrica che slide, nonché alle tastiere di Dixon, mentre alla voce solista di Susan si alternano Mike e Gabe con inserimenti a volte persino eccessivi dei coristi. Tra gli episodi del primo segmento spiccano l’iniziale ballata soul Hear My Dear, caratterizzata dalla dolce slide di Derek e dalla voce di Susan accompagnata dall’organo e da dosati interventi dei fiati, con un omaggio all’omonimo brano di Marvin Gaye, il gioioso errebi Fall In con Mattison solista e Pasaquan, l’unico strumentale del progetto, in cui Trucks inserisce tematiche orientali e influenze allmaniane con grande efficacia. Il titolo del brano è riferito a un sito artistico di Buena Vista in Georgia che fonde simboli e disegni Africani, Precolombiani e dei Nativi Americani, nel quale sono state girate alcune immagini in esterno del video.

In Ascension si distinguono il brioso Memphis-soul di Playing With My Emotions, il rilassato errebi Ain’t That Something, So Long Saviour tra blues e gospel e la suadente Rainy Day, mentre in The Fall, che sembra il segmento maggiormente focalizzato anche dal punto di vista testuale, introdotto dal mid-tempo Somehow con una brillante coda della slide di Derek, si segnalano anche l’avvolgente None Above, la ritmata Gravity in stile New Orleans con le voci di Mattison e Dixon e il soul-blues Take Me As I Am. L’ultima parte, Farewell, parte con l’errebi Last Night In The Rain, cresce con l’accattivante e ottimistica Soul Sweet Song, scritta da Mattison e dedicata a Kofi Burbridge e prosegue bene con la ballata D’Gary con un centrato assolo di sax e un finale di slide. Il titolo di questo brano è un omaggio all’omonimo chitarrista del Madagascar, una delle influenze di Derek. Nel finale la sognante ballata elettroacustica I Can See You Smiling scritta da Trucks con Oliver Wood (Wood Brothers) precede Another Day, mid-tempo fiatistico che conclude la storia con una nota di ottimismo, a differenza del poema in cui Layla muore di mal d’amore e Majnun la raggiunge sulla sua tomba.

Pur appesantito dall’eccessiva lunghezza di qualche brano e da saltuari momenti meno ispirati, I Am The Moon nel complesso è un progetto coraggioso e riuscito, che valorizza un collettivo sempre più affiatato e omogeneo. Vedremo se la Tedeschi Trucks Band vorrà riproporlo integralmente anche dal vivo a partire dai prossimi sette concerti al Beacon Theatre, oppure se si limiterà a una delle quattro parti o a singoli brani come ha fatto nel tour estivo.


   

 


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