John
Fogerty Centerfield
// Blue Moon Swamp [BMG
2018] File Under: rockin' in the
USA
di
Fabio Cerbone (09/05/2018)
Di
attese e ritorni...
All'alba del 1985 John Fogerty
è uno dei fantasmi più ricercati dell'intero circo del rock'n'roll. Da dieci anni,
infatti, il leader indiscusso dei Creedence Clearwater Revival non accenna a trasmettere
segnali discografici, chiuso in un ritiro soltanto in apparenza dorato. La realtà
parla di una crisi artistica che lo ha portato a gettare letteralmente alle ortiche
un album fatto e finito (il controverso Hoodoo, rinnegato e presto divenuto
oggetto di culto), ma soprattutto di una estenuante battaglia legale con la sua
vecchia etichetta, la californiana Fantasy dell'odiato manager Saul Zaentz, dalla
quale riuscirà a svincolarsi solamente dopo una intricata vicenda contrattuale.
Il prezzo da pagare sarà la ferma decisione di non suonare in pubblico i classici
dei Creedence, oltre a screzi di natura personale con il fratello Tom e il resto
della band, che caricheranno di rivalsa e delusione il periodo di isolamento vissuto
da John. È la Warner, nelle persone di Lerry Waronker, produttore e talent scout
della scena di Los Angeles, e Bob Merlis, a riallacciare i rapporti con Fogerty,
cominciando a tessere la tela che porterà nel gennaio dell'85, piena sbornia reaganiana,
al ritorno mitizzato sulle scene. Un singolo di chiaro stampo swamp rock, modellato
sulle dinamiche vincenti di Born on the Bayou, Green River e di tanti altri successi
dei CCR, intitolato The Old Man Down the Road,
fa da apripista al rientro tanto annunciato, quasi a rassicurare che la strada
non si è mai interrotta e che i quattro favolosi anni, dal 1968 al 1972, in cui
i Creedence furono sulla cima del mondo e inventarono il linguaggio del rock delle
radici, non sono sfuggiti dalle mani di John, ancora in grado di misurarsi con
la scrittura classica, popolare e immediata di una volta.
Centerfield
è il disco che contiene il singolo citato e in un breve tracciato di nove episodi
prova ad aggiornare con intelligenza il sound di Fogerty dentro la bolgia rock
da stadio del decennio, quegli Ottanta dominati da sintetizzatori e "big
drum sound", che sembrano porsi agli antipodi della schiettezza di origine
roots che anima il songwriting di John. Lui è ancora il ragazzo innamorato del
blues delle paludi, del rockabilly e del country ascoltato in gioventù, ma nell'America
da rinascita patriottica e iper-liberista di Ronald Reagan paradossalmente il
messaggio di Centerfield può trovare una chiave per il successo (come è accaduto,
per altre ragioni, a Born in the USA di Springsteen, suo ideale discepolo).
Così avviene con la stessa simbolica title track, il campo da baseball (e il guantone
e la grafica ripresa in copertina) al centro dei riflettori, John Fogerty pronto
a colpire la palla e a spedirla in tribuna, quintessenza di un'America da working
class che il nostro continua a raccontare.
Registrato, come avvenne per
i primi lavori solisti dei settanta (l'esordio The Blue Ridge Rangers e l'omonimo
John Fogerty), in totale autarchia, con un maniacale e scrupoloso controllo di
tutti gli strumenti, Centerfield diventa un successo istantaneo (prima posizione
certificata da Billboard) che sfrutta senza dubbio l'attesa infinita per il suo
protagonista, andando oltre gli effettivi meriti musicali. Al di fuori del trittico
di singoli, completato dalla nostalgica pantomima di Rock'n'roll
Girls, Centerfield era e resta un comeback che nasconde alcuni difetti
(le rullate sintetiche di I Can't Help Myself, il rock di grana grossa
di Mr. Greed) e certe cadute di stile (il sarcastico brano dance di chiusura,
Vanz Kant Danz, dedicata proprio al detestato
Saul Zaentz) giocando tuttavia con il mito di Fogerty, la sua idealità tutta americana
di suscitare ricordi mai vissuti in Big Train (From Memphis) e di conservare
un'immaginario che anche di fronte allo schermo luminoso dei rampanti Ottanta
(l'ironica I Saw It on Tv) può sopravvivere e scovare nuovi stimoli.
Come nell'edizione precedente, uscita in occasione dei venticinque anni dalla
pubblicazione, l'edizione Bmg di Centerfield oggi ripropone la scaletta allargata
a due bonus track: una vivace My Toot Toot
registrata in Lousiana con musicisti locali, cover misconosciuta di chiara impronta
zydeco e l'altrettanto oscura I Confess, dal repertoprio del gruppo gospel
californiano Four Rivers.
Nonostante
il vittorioso rientro e l'entusiasmo dei concerti che seguono il felice exploit
di vendite, Centerfield diventerà ancora una volta la scusa per rimpiangere l'assenza
di Fogerty negli anni a venire. Il successivo Eye of the Zombie, pubblicato
a stretto giro nel 1986 per sfruttare il ritorno di fiamma con il pubblico che
lo aveva aspettato così a lungo, si rivelerà un passaggio a vuoto, un disco dalla
tematiche più polemiche e cupe ma dal sound letteralmente invischiato con le scelte
produttive e il pessimo gusto mainstream rock di quell'epoca. Sono tuttavia la
stessa vita personale e l'eterno scontro contrattuale per i diritti delle canzoni
dei Creedence a mettere Fogerty con le spalle al muro: la tragica scomparsa del
fratello Tom per complicazioni da Aids, dopo anni di screzi fra i due, arrivati
quasi a interrompere ogni rapporto umano, fa riaffiorare sensi di colpa durati
per più di un decennio, anche con gli altri compagni, tanto che nel 1993, alla
celebrazione presso la Rock and Roll Hall of Fame, John si rifiuterà di suonare
in pubblico con Stu Cook e Doug Clifford, scegliendo per l'occasione nuovi musicisti
e ospiti d'onore.
È un momento di stallo, da cui uscirà solo nella seconda
metà del decennio, scavando nelle amate radici del blues e della musica sudista.
Sono queste ultime l'oggetto dell'ispirazione musicale di Blue Moon Swamp,
titolo inequivocabile nel ripercorrere i sentieri di quell'immaginario che aveva
irrorato i brani dei Creedence ai tempi di Bayou Country e Green River. È un altro
ritorno agognato per oltre un decennio, che porterà Fogerty a conquistare un Grammy
come disco rock dell'anno nel 1997. Meritato senza ombra di dubbio per la qualità
complessiva di un album che forse non possiede il brano epocale, così come le
stesse attenzioni generazionali che suscitò Centerfield un decennio prima,
ma ha dalla sua una coerenza musicale, una scorrevolezza di suoni naturali, più
corrispondenti al suo personaggio, che riagganciano con energia la strada maestra
di un tempo, quella degli storici CCR. Il merito è anche racchiuso nella scelta
di collaborare finalmente con musicisti esterni, di allentare il controllo e lasciare
fluire il contributo dei singoli, con gente del calibro di Donald "Duck" Dunn,
Howie Epstein, Bob Glaub, Kenny Aronoff e Chad Smith alla sezione ritmica e la
partecipazione vocale di Lonesome River Band e The Fairfield Four, a donare un
tono country gospel a molte delle canzoni.
È l'intero Blue Moon Swamp
a echeggiare notti fra le paludi della Louisiana, tramonti sudisti, bivacchi e
intonazioni da portico di una vecchia farm americana, tra il caracollare country
rock di Southern Stremline e Blue Boy,
lo swamp rock familiare in Swamp River Days, le infusioni gospel blues
di A Hundread and Then in the Shade e i fifties
rivisitati di Blue Moon Nights, alternando anche momenti dichiaratamente
rock, che accelerano sulle highway americane al galoppo di Hot
Rod Heart e Walking in a Hurricane. Fogerty ha voglia di librare
con più aggressività la sua chitarra, ma mostra nuovo interesse anche per strumenti
come mandolino e dobro, suonandoli personalmente in una brillante e biografica
Rambunctious Boy, così come nella dedica d'amore alla moglie di Joy
of My Life.
La ristampa riproposta pari pari dalla Bmg (nuova copertina
però, netto miglioramento rispetto all'immaginetta kitsch dell'originale)
conferma la presenza delle due bonus tracks apparse già nel 2004, singoli realizzati
all'epoca e non inclusi nel disco originale: uno strumentale del grande bluesman
Freddy King, Just Pickin', che diventa palestra per il tocco chitarristico
di John, cresciuto notevolmente come musicista negli anni, e la rilettura di un
vecchio classico rockabilly swamp, Endless Sleep, successo estemporaneo
per Jody Reynolds nel 1958.