Myles Goodwyn
Friends of the Blues 2
[Linus Entertainment 2019]

mylesgoodwyn.com

File Under: canadian blues

di Paolo Baiotti (21/11/2019)

Gli April Wine, formatisi nel ’69 in Nova Scotia, sono una delle glorie del rock canadese. Quest’anno festeggiano i 50 anni di attività (con qualche interruzione) avendo come unico punto fermo Myles Goodwyn, principale autore, voce e chitarra della band. Ma, avendo da poco superato le 70 primavere, Myles affianca da tempo l’attività con il gruppo, limitata ad un ristretto numero di date in Nord America, a quella solista, non solo in ambito rock con una sua band che riprende brani meno noti del repertorio degli April Wine, ma anche in ambito acustico e in ambito blues con i Friends Of The Blues, nei quali è accompagnato dal tastierista Ross Billard, dal bassista Bruce Dixon, dal batterista JR Smith e dal chitarrista Warren Robert.

Ed è proprio al blues che l’artista sembra più legato in età matura, chiudendo idealmente un cerchio con la passione giovanile per questo genere, maturata nei primi anni sessanta ascoltando Muddy Waters, BB King e Howlin’ Wolf. Se il primo album di questo progetto è uscito l’anno scorso dopo una lunga gestazione, comprendendo brani scritti in vari periodi e non ritenuti idonei per gli April Wine, Friends Of The Blues 2 è stato scritto e inciso in tempi brevi con l’aiuto di un buon numero di musicisti canadesi, alcuni amici di lunga data di Goodwyn, che si è anche occupato della produzione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, nel disco il blues è solo parzialmente contaminato con il rock, risultando influenzato dal rock and roll dei fifties e dal jazz, privilegiando tonalità morbide e raffinate, con un largo uso del piano, calibrati interventi del sax e chitarre non invasive, utilizzate con gusto e moderazione.

La voce appena sporcata di raucedine di Myles si adatta molto bene al materiale, coadiuvata dalle coriste Reeny Smith e Lisa MacDougall. Nella prima parte emergono l’iniziale Hip Hip, blues ritmato e scattante con il piano di Kenny “Blues Boss” Wayne che si prende il giusto spazio duettando nel finale con la solista di Myles, la swingata cover di It’s All Over Now, spruzzata di reggae e accelerata nella seconda parte spinta dal piano di John Maine e dall’armonica di Shrimp Daddy, lo slow You Got It Bad ispirato da You Gotta Move con l’armonica languida di Dewy Reeds e la paludosa Fish Tank Blues sporcata da una slide oscura.

Un paio di brani minori allungano eccessivamente il disco che riprende il percorso più convincente con Being Good, duetto jazzato con la cantante Angel Forrest, veterana della scena blues locale, proseguendo con lo slow I Love My Guitar, incentrato sulla passione di Myles per lo strumento che lo ha accompagnato per una vita, la raffinata Sick And Tired e l’up-tempo chitarristico I Saw Someone That Wasn’t There. Curiosa la chiusura di Even Singing Cowboys Get The Blues, dedicata al musicista e produttore Ralph Murphy che ha collaborato a lungo con gli April Wine, un country-blues con tanto di yodel alla Jimmie Rodgers.


    


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