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Lee Fields
Sentimental Fool
[Daptone 2022]

Sulla rete: leefieldsandtheexpressions.com

File Under: soul core


di Fabio Cerbone (11/11/2022)

Superati i settant’anni, ma con una voce e un feeling che possiedono ancora tutta la carica di quel ragazzino partito dalla North Carolina alla volta di New York vero la fine dei 60s, Lee Fields è suo malgrado uno degli ultimi testimoni rimasti di quella rinascenza soul avviata qualche stagione fa in casa Daptone records. Strano che vi approdi direttamente soltanto oggi, fatta eccezione per alcuni singoli ad inizio dei 2000, in occasione del nuovo lavoro intitolato Sentimental Fool, questa volta non accreditato in combutta con i suoi fedeli Expressions. Le carte in tavola però non cambiano drasticamente, perché la squadra messa a disposizione dal produttore e boss dell’etichetta Bosco Mann (nome d’arte di Gabriel Roth) è di prima scelta e soprattutto calibrata al millimetro sulle dinamiche di una “sweet soul music” che non fa nulla per nascondere i suoi legami con il passato.

A maggior ragione dopo le scomparse di Sharon Jones e Charles Bradley, tra le stelle più brillanti di marca Daptone, il nostro Lee Fields raccoglie orgogliosamente il testimone e conferma quegli standard di ispirazione e qualità musicale che già avevano convinto gli adepti del genere in Special Night e It Rains Love. Nell’entrata alla scuderia Daptone c’è stato forse un passaggio più marcato dal funk al southern soul, da quell’amato James Brown, al quale fin da inizio carriera Fields è sempre stato accostato, ad altri eroi come Otis Redding e James Carr. È la sensazione che sprigionano episodi quali Forever e I Should Have Let You Be, piazzati in apertura a dare l'impressione di un’interprete al massimo della sua espressività, romantico nella dichiarazione di Sentimental Fool, struggente nella richiesta all’amata di Just Give Me Your Time e con quella pena nel cuore che è la fiamma che alimenta questo repertorio, da What Did I Do a Save Your Tears for Someone New.

Canzoni, in buona parte firmate dallo stesso produttore, che cesellano suoni e versi che sembrano uscire da qualche cassetto della Stax o dagli studi di Muscle Shoals, in un gioco di specchi fin troppo evidente, al quale però Lee Fields sa offrire una credibilità che altri giovinastri del "nuovo soul" non possono vantare. D’altronde, da un musicista che ha debuttato nel 1969 e ha attraversato quasi quattro decenni prima di riprendersi quello gli spettava, non ci si può aspettare altro che questa forza d’animo, qui esternata nel finale di Extraordinary Man, traccia ammantata di grazia gospel, ma ribadita anche da quegli episodi più brucianti (Two Jobs e The Door su tutto il resto, Your Face Before My Eyes a tallonarle di una incollatura) che non rinunciano agli impulsi ritmici funk e all’intensità dell’r&b d'annata, ricamati dalla band attraverso organetti sixties, sezione fiati e archi arrangiati con un gusto vintage assolutamente impeccabile.

Manca forse l’elemento di “novità” che qualche anno addietro poteva suscitare i più sinceri entusiasmi, ma Lee Fields è così concentrato nel ruolo da non avere tempo da perdere con queste inutili distinzioni: Sentimental Fool è un altro bersaglio a colpo sicuro.


    


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