John
Doe Dim
Stars, Bright Sky
imusic/BMG 2002
1/2
La storia musicale di John Doe va accostata con il massimo rispetto:
figura cardine della scena rock alternativa negli anni ottanta, in coppia con
Excene Cervenka negli indimenticati X (a proposito, cercatevi le recenti
ristampe in versione economica), non ha certo intrapreso la strada più
facile per il successo. La sua altalenante carriera, divisa a metà con
l'attività di attore, dopo lo scioglimento della vecchia band ha prodotto
quattro miseri dischi in dodici lunghi anni, allontanandolo definitivamente dai
riflettori. Una scelta personale, oltre che un inevitabile esaurimento della spinta
punk-rock degli esordi, tanto è vero che dopo le sbornie roots e country
dei Knitters (con Dave Alvin) e dell'esordio solista Meet John Doe, Dim
Stars, Bright Sky è il suo definitivo salto nei territori della
canzone d'autore, aiutato nel compito da numerosi ed illustri amici (tra gli altri
Jakob Dylan e Aimee Mann). Per l'occasione debitamente ammodernate, grazie alla
co-produzione di Joe Henry e Dave Way, questi brani restano pur sempre
figli di un linguaggio folk-rock classico, più da songwriter nostalgico
e raffinato che da energico rocker. Descritto come il suo personale disco acustico,
Dim Stars, Bright Sky offre in realtà qualcosa in più di un semplice
unplugged: è un soffice incrocio con una pacata strumentazione elettrica,
tastiere e piccoli campionamenti volti a creare un'atmosfera generalmente sommessa
e gentile (7 Holes e Faraway). Di rado si tenta uno scatto: Forever
for You e This Far alzano di pochissimo i ritmi, mentre Magic
sfoggia persino un andamento pop, ma è nel clima autunnale di Employee
of The Month (triste come solo Mark Eitzel sa esserlo) che va ricercata l'anima
dell'artista. Tutto molto elegante, nonostante si corra troppo spesso il rischio
di impantanarsi in melodie tediose. Per spiriti malinconici (Fabio Cerbone)
www.thejohndoe.com
|