inserito 20/02/2011

Arbouretum
The Gathering
[Thrill Jockey
 2011
]



Inclini come sono a rimanere in perenne sospensione, adagiati nel morbido ventre di certe movenze psichedeliche californiane di fine anni ’60, gli Arbouretum hanno trovato album dopo album, la loro personale formula per un rock che muta costantemente ma è sempre comunque riconoscibile. Il tratto del frontman Dave Heumann, in tour con il Bonnie “Prince” Billy di Master and Everyone, sembra pagare sempre qualcosa a quell’- esperienza, e in questo disco, più che nei due precedenti, certe melodie vocali hanno il potere di imprimersi in testa già dai primi ascolti. Gli Arbouretum, a metà strada come sono tra due identità musicali così old-fashioned, da un lato la psichedelica californiana più heavy e dall’altro le andature dilatate dello slowcore, riescono a miscelare tradizioni di classico rock americano con saturazioni desert venate blues. Queste ultime, che in Rites of Uncovering e nella jam registrata su Long Live the Well-Doer, si trasformavano in strumentali straripanti, lasciano il posto a un songwriting dai tempi “marziali”, in cui è la sezione ritmica a dettare l’andatura.

Il risultato sono degli inni dall’andamento rituale, delle lunghe cavalcate che indugiano in distorsioni e mid-tempo ai limiti dell’ossessività, in cui ogni traccia è il naturale prolungamento di quella che la precede. Se poi a completare il quadro ci sono come fonte d’ispirazione per l’apparato lirico la simbologia onirica e le bandiere tibetane della copertina, è chiaro come la musica sia del tutto funzionale al flusso di coscienza dei testi. Anche la cover di The Higwayman di Jimmy Webb è una piccola gemma tutt’altro che avulsa dal contesto: benché rappresenti il momento musicalmente più “disteso” del disco, in realtà col suo essere una cangiante elegia spirituale, imbevuta di mistero e suggestioni, perfettamente si sposa con quanto di para-musicale gli Arbouretum hanno voluto celebrare in questo disco. The Gathering è sicuramente un ottimo punto di partenza per chi non conosce la band: è infatti l’album che insieme a Rites of Uncovering, più di ogni altro tiene insieme tutto l’universo dei nostri: folk-rock con chitarre sature che si erge in veri e propri droni come nella conclusiva Song of the Nile, dieci minuti di movenze doom affogate in un mare di riverberi.
(Francesco Vitale)

www.thrilljockey.com/thrill/Arbouretum



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