inserito 24/01/2011

Gregg Allman
Low Country Blues
[
Rounder/ Universal  2010
]



Searching For Simplicity, l'ultimo album solista di Gregg, è del 1997; Hittin' The Note, ultimo album in studio (splendido) degli Allman Brothers è del 2003; negli ultimi anni gli Allman Brothers dal vivo hanno variato il loro repertorio con parecchie covers, ma con solo un paio di strumentali nuovi. Sulla base di questi dati non è sorprendente che il nuovo album di Gregg Allman sia un disco di covers con un solo brano originale. La voglia di passare tempo in studio è sempre più scarsa e la morte di Tom Dowd ha privato il musicista di un punto di riferimento essenziale. Poi, inevitabilmente, la creatività latita...gli anni passano per tutti ed in fondo che cosa si può pretendere da un musicista di sessantaquattro anni che ne ha passate di tutti i colori (compreso il recente trapianto del fegato)? Beh per esempio gli si può chiedere di sfruttare al meglio lo strumento che la natura gli ha dato, quella voce indimenticabile ed inconfondibile impregnata dei sapori soul e blues del sud. E così ha fatto T-Bone Burnett, il produttore più impegnato del momento, che è riuscito a convincere Gregg a tornare in studio a Los Angeles sottoponendogli una trentina di brani blues e soul tradizionali (qualche classico e molti brani meno sfruttati). T-Bone ha anche scelto i musicisti, i fidati Jay Bellerose (batteria), Dennis Crouch (basso) e Doyle Bramhall II (chitarra), oltra alla vecchia conoscenza Dr. John al piano e ad una sezione fiati. Gregg si è concentrato sulle parti vocali, con l'aggiunta di un po' di hammond e chitarra acustica, concludendo il disco in meno di due settimane nel gennaio dell'anno scorso; i successivi problemi di salute del cantante hanno provocato lo slittamento della pubblicazione di qualche mese.

Ad un primo ascolto Low Country Blues appare un po' monocorde, con arrangiamenti strumentali minimali e misurati ed una certa freddezza (un limite di alcune produzioni di T-Bone), mentre la voce sempre splendida di Allman aderisce come un guanto ad un repertorio perfetto per le sue corde. Riascoltandolo più volte si notano maggiormente la classe degli arrangiamenti e l'importanza delle parti strumentali che sono essenziali, ma funzionali al progetto. Il disco è aperto da Floating Bridge di Sleepy John Estes, un mid tempo blues già ripreso tra gli altri da Eric Clapton che racconta la storia di un uomo salvato da un annegamento, metafora della vita sregolata di Allman (la dipendenza da droghe e alcool, sei divorzi, l'epatite, il trapianto...). La ritmica essenziale quasi waitziana, il piano e la chitarra minimale che punteggiano il brano senza strafare e la voce calda in primo piano indicano la strada scelta da T-Bone. Tra gli altri brani blues spiccano Devil Got My Woman, lenta e sofferta con il dobro di Colin Linden e una chitarra incisiva, una brillante rivisitazione di I Can't Be Satisfied di Muddy Waters, l'arrangiamento roots di I'll Believe I'll Be Back Home e lo slow Tears Tears Tears molto old style con i fiati in ritmica ed il piano in evidenza.

Sul versante soul segnalo Blind Man di Bobby Blue Bland, uno dei cantanti che hanno maggiormente ispirato Gregg e Please Accept My Love di B.B. King. Just Another Rider è l'unico brano composto da Gregg con Warren Haynes; non sfigura ma si può considerare un brano minore, pur essendo cantato con convinzione. Si chiude con due classici blues, lo slow Checkin' On My Baby di Otis Rush e una ritmata Rolling Stone, arrangiata con una lunga coda di slide e piano. La versione in vinile doppio aggiunge due tracce, Reconsider Baby e Out Of Bad Luck, un altro omaggio ai vecchi tempi... Un ritorno atteso, gradito e sostanzialmente positivo. Forse manca il guizzo del fuoriclasse, ma questo è sempre stato un limite dei dischi solisti di Gregg.
(Paolo Baiotti)

www.greggallman.com


    


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