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Jesse
Winchester
Love Filling Station
[Appleseed
Recordings 2009]
Un vero e proprio draft dodger, per intenderci renitente alla leva, Jesse
Winchester pagò in termini di notorietà una scelta che in molti, all'epoca
dei fatti, potevano permettersi di condividere a cuore aperto. Ricevuta
la cartolina di arruolamento nel 1967, un giovane di Memphis si rifugiò
a Montreal per evitare gli orrori di una guerra - quella del Vietnam -
preferendo vivere un esilio artistico che si concluse soltanto nel 1977,
quando l'amnistia concessa dal presidente Jimmy Carter gli consentì di
tornare a esibirsi in patria. Certo è che il suo periodo migliore, quello
dei primi anni settanta, gli valse solo un ottimo consenso di critica
e poco altro, se non un'attestazione di stima da parte di un certo Bob
Dylan, che lo ha sempre considerato uno dei migliori cantautori in circolazione.
Indubbiamente l'impossibilità di farsi notare al pubblico di casa gli
impedì di rispondere personalmente all'appello nella prima classe dei
songwriters del periodo, e i suoi album che uscirono durante la golden
age della canzone d'autore (il primo, omonimo, datato 1970 e prodotto
da Robbie Robertson) soffrirono, e non poco, di questo allontanamento
forzato, anche se perfettamente consapevole.
La sua denominazione di artista ha origini controllate, come dimostrano
le numerosissime cover che si sono susseguite in quasi quarant'anni di
carriera (Joan Baez, Elvis Costello, Jimmy Buffett tra gli altri), a detonare
un talento unico nel disegnare in musica piccoli chiaroscuri di provincia,
tra amori contrastati e perduti, ironia e triste realtà, speranze e dintorni.
La nuova fatica, Love Filling Station (nella copertina,
peraltro molto bella, si racchiude il significato dell'intera raccolta),
giunge a dieci anni di distanza da Gentleman Of Leisure, che a sua volta
colmava uno iato temporale abbastanza consistente. Dal 2002 Jesse Winchester
vive di nuovo negli States, versante Virginia, dove ha trovato serenità
ed equilibrio, qualità che si riflettono nelle varie tracce di un album
godibilissimo che alterna nove brani originali e tre cover, tra le quali
spicca una pietra miliare della musica di ogni tempo, Stand
By Me di Ben E. King, peraltro magistralmente interpretata.
La forza di questa sequenza risiede in primo luogo nella voce, calda,
suadente, espressiva, ombreggiata da tramonti southern e riflessi orbisoniani,
come possiamo chiaramente intuire dal brano di apertura, O
What A Thrill, caratteristico stile vintage e grandi aperture
melodiche. Ecco, il viaggio compiuto dall'artista vuole rappresentare
principalmente un tributo al tempo che fu, una contaminazione country,
folk, rock e gospel rispolverata in tonalità gentili e delicate, grazie
anche all'ausilio di musicisti di spessore (tra i quali Jerry Douglas)
e una produzione all'altezza (lo stesso Winchester insieme a Bil VornDick).
Ci si muove tra l'old-time country di Bless Your
Foolish Heart, It's A Shame About
Him, Eulalie, gli echi
anni cinquanta di I Turn To My Guitar,
Lonely For A While e Sham-A-Ling-Dong-Ding,
una ballatona strappalacrime cantata con classe e mestiere, il rock maculato
di gospel di Wear Me Out, il soul
di I'm Gonna Miss You Girl e il bluegrass
di Far Side Bank Of Jordan. Chiude
Loose Talk, un uptempo country eseguito
con Claire Lynch. Senza fronzoli, direttamente al cuore.
(David Nieri)
www.jessewinchester.com
www.appleseedmusic.com
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