Star
Anna & The Laughing Dogs
The Only Thing that Matters
[Star
Anna 2009]
Il particolare nome di questa ragazza era circolato già lo scorso anno
in occasione dell'esordio, Crooked Path, un disco che ci era sfuggito
di un soffio e sul quale in qualche modo facciamo un po' di giustizia
oggi, promuovendo il seguito, The Only Thing that Matters,
alla prestigiosa carica di disco del mese. La compensazione però non è
il motivo principale delle presenza di Star Anna in questa rubrica,
perché, lo dico subito, il suo nuovo lavoro insieme ai The Laughing Dogs
si rivela una delle migliori sortite rock al femminile ascoltate negli
ultimi dodici mesi. Una voce piena di passione country soul, ballate elettriche
semplici e accattivanti, una scintilla di Americana sound che viene travolta
da una decisa carica elettrica: questa la formula, nemmeno tanto segreta,
di un album che mi ha convinto proprio per il suo attaccamento ad alcune
regole di base. Le quali sono poi quelle cha abbiamo sempre dimostrato
di apprezzare nel songwriting di qualità: più cuore che testa, molta generosità,
chitarre in prima vista e qualche storia personale da raccontare con quel
misto di sincerità e saggezza che non ti aspetteresti da una ragazza di
ventiquattro anni.
L'immagine di Star Anna è apparsa poco tempo fa su alcune riviste specializzate:
il locale Sound Magazine la proponeva fra le future "next big thing" insieme
alle colleghe Sera Cahoone e Brandi Carlile, e se proprio dobbiamo scomodare
un raffronto, alla seconda potremmo accostare lo stile interpretativo
di Star Anna. Purtroppo non c'è ancora di mezzo una grande etichetta e
neppure un celebre produttore come T-Bone Burnett, ma il sentimento che
viene infuso dalla ragazza in Hawks On a Pole,
la trascinante elettricità che ci offre la band in Spinning
My Wheels e Running Man,
con finali che montano fino allo spasmo e che danno l'esatta dimensione
rock di questo disco, possono facilmente richiamare lo stile della Carlile
e di tutte quelle giovani promesse che hanno portato una ventata di aria
fresca nel mondo della tradizione anti-Nashville. In effetti Star Anna,
giovanissima promessa della scena di Seattle e dintorni (lei arriva da
Ellensburg, un posto che non sentivo nominare dai tempi degli Screaming
Trees di Mark Lanegan) era partita con un atteggiamento e un timbro che
l'avvicinavano maggiormente alla tradizione country, ma in The Only Thing
that Matters le chitarre di Justin Davis (bravo e misurato, ruvido
al punto giusto) e la sezione ritmica formata da Frank Johnson e Travis
Yost hanno preso una piega chiaramente rock.
Niente steel e violini dunque, poca aria di campagna, se ci siamo capiti,
invece un gran numero di ballate che anche nei momenti più intimi adottano
un suono denso, chitarristico: Sleep My Darling
e Restless Water sono un manifesto
in tal senso, mentre Through The Winter
rispolvera un vibrato sulla sei corde che ha un leggero sapore sixties,
una suggestione che ritroviamo fra le righe anche in Burn
e All Her Ghosts. Il modo di porgersi
della band in Where I Come From e
Lonely Ride Home, di avvolgere la
voce della protagonista senza mai uscire dalle righe, mi ha ricordato
non poco la desaparecida Shannon McNally, altro nome che potremmo scomodare
facilmente, senza sminuire affatto il valore e le qualità di Star Anna,
pronta al grande salto assai più di altre blasonate colleghe. The
Only Thing that Matters infatti è il disco che la deludente Sarah
Borges non è riuscita a regalarci quest'anno e quello che avremmo voluto
facesse Allison Moorer, prima di perdersi nelle ultime produzioni dal
sapore pop. (Davide Albini)