Quando si ama incondizionatamente un outsider storico come Zachary Richard
ci si chiede sempre se farebbe davvero piacere vederlo svettare alto nelle classifiche
o diventare un fenomeno di massa, probabilmente assaliti da quella naturale gelosia
per quel che consideriamo (detto senza troppa ipocrisia) un artista per "pochi
eletti". Per cui vien naturale storcere il naso nel sentire i suoni levigati di
questo Last Kiss, con i suoi arrangiamenti facili e le canzoni presto
memorizzabili, perché dopo anni di vita ai margini, Zachary Richard sembra proprio
aver voluto concepire un disco per tutti i palati. Poi leggi pure che il disco
termina con un duetto con Celine Dion e si viene colti da improvviso terrore
per quello che ci aspetta. Niente paura però, Last Kiss è semplicemente un disco
pensato per uscire dalle acque di New Orleans senza perderne troppo il ricordo,
un pantano che il precedente Lumiere
Dans Le Noir aveva descritto nel migliore dei modi.
E' un
disco fatto da canzoni di origine cajùn molto semplici, in cui Zachary esibisce
tutta la sua migliore verve melodica, come non lo sentivamo fare perlomeno dai
tempi dei suoi album più "radiofonici" e "anglofoni" come Women in The Room o
Snake Bite Love. E tranquillizzatevi: è pur vero che la cover di un testo supremo
come Acadian Driftwood della Band porta per
la prima volta nelle nostre discografie l'odioso canto di Celine Dion (non è la
prima volta?...ahi ahi!), ma è pur vero che la versione è degna (produce in questo
caso il vecchio volpone Larry Klein) e rispettosa del suo significato (Zachary
e Celine l'hanno cantata nel corso delle celebrazioni della fondazione del Quebec),
e la Dion fortunatamente dimentica Las Vegas e canta in maniera convinta e senza
strafare. Per il resto troverete qui un concentrato pronto all'uso di tutta l'arte
di Zachary Richard, dal convincente singolo Dansè
che apre le danze (appunto…) fino all'emozionante title-track, passando anche
per alcune ottime prove d'autore come The Ballad of C.C.
Boudreaux o Sweet Daniel , dove
però l'uso della lingua inglese sembra sempre frenare qualche emozione in più.
Per il resto i suoni confezionanti con il pur brano pianista David
Torkanowsky lasciano un po' nell'anonimato brani come Some
Day o Come To Me, mentre con il
coro di The Levee Broke si sfiora anche quel
kitsch che si temeva leggendo il nome della Dion nei credits (e invece lei non
c'entra in questo caso, vedete a volte come ci si sbaglia con simili pregiudizi…).
In ogni caso con Last Kiss Richard sarà ben lungi dal diventare famoso, ma potrebbe
davvero rilanciare una carriera che lo vedeva ormai recluso tra i giunchi della
propria terra. Ma se volete conoscere la sua vera musica, allora indirizzatevi
verso dischi come Cape Enragè o i suoi classici degli anni '70, giusto per capire
che di questa versione un po' spolverata e tirata a lucido se ne ha bisogno più
per amore del personaggio che per vera necessità. (Nicola Gervasini)