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Willem
Maker
New Moon hand
[Fat
Possum 2009]
Specializzata in cause perse, scovate nella periferia del profondo sud,
la Fat Possum quest'anno estrae dal proprio cilindro magico il nome di
Willem Maker, e ancora una volta sorprende tutti nel portare alla
luce talenti fuori dagli schemi. Il ragazzo in questione viene dall'Alabama,
ed ha al suo attivo un embrionale album auto-prodotto (Stars Fell On)
e tante idee da modellare in un lavoro più compiuto. New Moon Hand
è il suo personale e ben riuscito omaggio al blues sudista, genere
che Maker amplifica, indurisce e destruttura con grande maestria e originalità.
Il riferimento più evidente, oltre al compagno di scuderia R.L.Burnside
(c'è il figlio Cedric tra i musicisti coinvolti), potrebbe essere il William
Elliott Whitmore più arrangiato sentito di recente, ma Maker porta il
livello del volume ancora più in là, creando spesso un muro del suono
che ha i sapori quasi dei White Stripes o dei Black Keys.
Sarebbe invece interessante approfondire in analisi a parte questa nuova
vena mistica che sta prendendo piede nella provincia americana, chiedendoci
magari come mai il linguaggio da predicatore, adottato anche da Maker,
stia riscuotendo così tanti giovani adepti. La sua vena religiosa è infatti
la stessa sentita anche in molti prodotti di ultima generazione rootsy,
come ad esempio quelli di Tom Feldmann e i suoi Get-Rites, ma lui esalta
le proprie esortazioni alla redenzione dell'anima con quel suo vocione
cavernoso e minaccioso, perso in un mare di slide-guitars sputate fuori
dai fanghi del delta e rozzi riff da hard-blues d'altri tempi. Rispetto
alla media, Maker sembra però avere un passo in più in termini di scrittura:
se ad esempio Rain On A Shinin o
White Ladye sono semplici strutture blues tarate sulle sue
corde, le sofferte Hex Blues e Saints
Weep Wine svelano un autore sopraffino, con il sangue infarcito
di cantautorato texano di vecchia scuola. E la voglia di gettare ponti
sugli stili non finisce qui: The Greatest Hit
sa di alt-country anni 90, New Moon Hand presenta
un lonesome hobo da strada intento a soffrire sulla propria sgangherata
chitarra acustica, mentre Old Pirate's Song è
un roccioso heartland-rock.
Musicalmente il disco mostra già una grande maturità, ma in studio come
backing-band girano nomi rodati e altisonanti come i Lambchop e i Silver
Jews, e nella schiera di musicisti in session ritroviamo anche vecchi
marpioni come Jim Dickinson e l'inconfondibile sei corde di
Alvin Youngblood Hart. C'è tutta la tradizione del sud dunque, ma
rivista con piglio sperimentale e "progressista", il che rende New Moon
Hand un album in grado di oltrepassare gli steccati di genere. Che vi
ritroviate nella lunga cavalcata elettrica di Lead
& Mercury, nella rauca malinconia di Rosalie
o negli accordi aperti di Hard To Told (sembra
Ride On dei vecchi AC/DC…), in ogni caso New Moon Hand è la nuova speranza
di rinnovamento di quel suono del Mississippi che tutti amiamo incondizionatamente.
(Nicola Gervasini)
www.makerworks.com
www.myspace.com/makerworks
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