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Mark
Olson & Gary Louris
Ready for the Flood
[New
West 2008]
Era nell'aria da tempo: come non farsi attrarre dal fascino di una reunion
simile, con le voci di Gary Louris e Mark Olson che riportano
indietro il calendario a dodici e più anni fa, a quella dolorosa ma in
fondo naturale separazione che era seguita al tour di Tomorrow the Green
Grass, ognuno con obiettivi molto distanti nella vita e nella carriera.
Louris aveva preso saldamente il timone dei Jayhawks, con risultati alterni
ma anche di grande prestigio artistico (Rainy Day Music su tutti), Olson
aveva preferito una dimensione più raccolta, ritirandosi con Victoria
Williams e la sua famiglia allargata di musicisti nel deserto di Joshua
Tree. C'erano già state occasioni per un ritorno di fiamma tra i due amici:
se ricordate prima fu la volta del brano Say You'll Be Mine nel
disco December's Child di Olson, quindi della più recente tournè acustica
del 2006.
E' proprio da quel periodo di ritrovata simbiosi che prende spunto l'idea
per Ready for the Flood, lavoro concepito e registrato in
realtà precedentemente rispetto agli ultimi album solisti dei due (le
session si sono tenute in California nel gennaio del 2007), ma reso disponibile
soltanto oggi e con un'uscita posticipata per il mercato americano al
prossimo gennaio. La spasmodica attesa gioca spesso brutti scherzi e sarebbe
disonesto non sottolineare una certa freddezza iniziale nei confronti
di un disco così dimesso, pastorale nella sua atmosfera ostinatamente
folk. Scorretto e anacronistico però attendersi una riedizione
dei Jayhawks, perché Ready for the Flood pare soprattutto nascere da un'esigenza
di Louris e Olson di ritrovarsi come compagni sulla strada, azzerando
il passato, anche le diatribe, per cercare soltanto l'anima delle canzoni.
Allora ben venga il suono asciutto, prevalentemente acustico che ha donato
il bravo produttore Chris Robinson (Black Crowes) con un manipolo
di strumentisti dell'area folk californiana (Ben Peeler al bajo e dobro,
Jason Yates all'hammond tra gli altri): sembra piuttosto un ritorno agli
esordi di Blue Earth (la bluesy Chamberlain,
SD, la dolcissima Bicycle),
addirittura alle prime demo registrate per l'ormai introvabile debutto
The Jayhwaks del 1986 (alcune canzoni, Black
Eyes, When The Wind Comes Up hanno
ancora il sapore di semplici bozzetti, voci chitarre e nulla più), quando
di alternative country non parlava ancora nessuno.
Di tanto in tanto però lo stile che poi evolverà nella formula Jayhawks
può essere colto anche in queste disadorne ballate: The
Rose Society e Doves And Stones
sfoggiano il marchio della ditta Olson & Louris lontano un miglio, non
ci si può sbagliare e nel fare risorgere certe atmosfere tra West Coast,
Neil Young e Simon&Garfunkel rimangono ancora dei maestri. Lo dimostrano
l'accogliente melodia di Turn Your Pretty Name
Around, quella più roots di Bloody
Hands, una folk song che sa di Appalachi, per giungere al finale
di The Trap's Been Set, che possiede
una tinta di gospel fra le righe. Come sempre tutto risuona molto poetico,
naif, anche nei testi così malinconici e introspettivi: da una session
sorta in maniera così spontenaea non si poteva probabilmente chiedere
di più...a patto che ci prendano gusto e tornino a ripensare in grande,
altrimenti Ready for the Flood resterà soltanto un gradevole amarcord.
(Fabio Cerbone)
www.myspace.com/readyfortheflood
www.newwestrecords.com
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