|
Okkervil
River
The Stand Ins
[Jagjaguwar
2008]
Come dovremmo considerare The Stand Ins? E' un nuovo disco?
E' un disco di outtakes da The
Stage Names del 2007? Oppure semplicemente un suo compendio,
sulla falsa riga dell'Appendix Ep uscito come extra dell'album Black Sheep
Boy nel 2005? Non ce ne vogliano gli Okkervil River se siamo un
po' disorientati, ma loro stessi in questi mesi non hanno reso certo un
bel servizio a questa nuova uscita, intitolandola pure "Le controfigure"
e fornendola di una copertina che completa quella di The Stage Names.
Che le sessions dell'album precedente avessero partorito anche un secondo
lotto di canzoni il leader Will Sheff lo va dicendo da mesi, alimentando
l'attesa dei fans, ma non certo le speranze per un ennesimo grande disco.
Ma quello che riesce ancora più difficile è capire se poi bisogna essere
delusi perché gli Okkervil River hanno prodotto il primo capitolo minore
di una delle discografie più importanti del decennio in corso, oppure
essere contenti perché stanno vivendo un tale momento di grazia che pure
gli album di scarti riescono a suonare bene.
Di certo non si poteva buttare via un brano come Lost
Coastlines, una riflessione sulla partenza che sarà indispensabile
per aprire un domani una raccolta del loro meglio, e che oltretutto testimonia
la continua maturazione e "negrizzazione" del loro sound, complice una
sezione fiati decisamente black-oriented e il canto soulful del compare
Jonathan Meiburg. The Stand Ins è un disco che parte dalla rinascita
per chiudersi nuovamente nel dolore, una sequenza in negativo che da una
canzone di speranza si chiude con Bruce Wayne
Campbell Interviewed on the Roof of the Chelsea Hotel, 1979,
soffocante confessione della "prima rockstar gay" (il glam-rocker Jobriath,
che, per la cronaca, è morto di AIDS nel 1983 proprio in quell'hotel).
Ma quest'ultimo brano è anche l'approdo sicuro per chi ha amato le loro
vecchie atmosfere di folk gotico, dopo un viaggio attraverso una serie
di variazioni di stile che non tutti apprezzeranno. La sorpresa è sentirli
impegnati in brani immediati e - orrore! -"ordinari" come Pop
Lie o Starry Stairs, o
mostrare una vibrante chitarra hillbilly in didascalia alla splendida
Singer, Songwriter. Blue
Tulip è uno di quei lunghi brani in crescendo che rappresentano
una delle specialità della casa, non sfigura affatto, ma fallisce l'obiettivo
di diventare lo zenit dell'album, mentre se On
Tour With The Zykos strizza l'occhio a sonorità d'oltremanica,
Calling And Not Calling My Ex ritorna
subito in patria con il suo attacco dylaniano e un testo che vorrebbe
stare dalle parti delle "cronache di distruzione di una coppia" alla Blood
On The Tracks.
Insomma, c'è da scegliere, dove preferireste che virasse il timone della
nave degli Okkervil River nel prossimo futuro? The Stand Ins è un piccolo
catalogo dei possibili sviluppi, ognuno di noi voti il suo preferito,
l'importante poi è che le idee chiare se le facciano loro, possibilmente
senza tutta questa inutile fretta nel pubblicare.
(Nicola Gervasini)
www.okkervilriver.com
www.myspace.com/okkervilriver
|