Mike
Mangione
Tenebrae
[Mike
Mangione 2007]
Non staremo qui a fare della
facile ironia sull'ennesimo improbabile nome italo-americano offerto dal
mondo della roots-music, e nemmeno sulla divertente necessità di tradurre
nel retro-copertina il latino del titolo in un "shadows" più comprensibile
alle masse americane. Tenebrae, secondo interessante disco
del songwriter di Chicago Mike Mangione, rappresenta da qualche
mese un caso per una certa critica statunitense e uno spunto di riflessione
per noi. Inquadriamo subito la proposta: non scomodiamo come al solito
Astral Weeks di Van Morrison, così evidentemente richiamato nel brano
I'm Sorry Again o nei notevoli dieci
minuti finali di Mama, Be Not Afraid,
in quanto basterebbe fermarsi al suo miglior più recente discepolo Ray
LaMontagne per citare l'artista più affine. Oppure si potrebbe notare
in The Killing Floor il richiamo alle
angeliche atmosfere dell'Hallelujah di Jeff Buckley e via discorrendo
di altri classici e capolavori di folk sofferto e distorto che pesano
su queste canzoni come macigni.
La musica di Mike Mangione segue e rielabora modelli con precisione quasi
ingegneristica, e la sensazione di trovarsi davanti al risultato di una
buona clonazione è la prima che assale dopo i primi ascolti. Quello che
è buffo è che Tenebrae abbia suscitato grande ammirazione nella critica
legata all'indie-rock e alla scena più alternativa, mentre per ora pochi
onori sono arrivati dal versante critico più legato alla musica roots.
Strano ma anche logico destino per un giovane autore che ha fatto gavetta
sui palchi con il ben poco alternativo Michael McDermott, ma che con questo
disco ha evidentemente voluto travestire di ombre dodici canzoni che potevano
tranquillamente esaltarsi anche con un tocco più solare. Lui spiega sul
suo sito che la scelta di produrre 62 minuti di ballate oscure e soffocanti
deriva non dalla pretesa di proporsi come un nuovo Micah P.Hinson, come
ci verrebbe da pensare forse un po' malignamente, ma parte dall'amore
per le sonorità delle produzioni più note di Daniel Lanois.
Non potendo ovviamente permettersi un così costoso collaboratore, Mike
si è affidato in produzione alla maestria del fratello Tom Mangione,
vero factotum di casa, che con il produttore Duane Lundy ha realizzato
un vibrante impasto di chitarre e archi davvero encomiabile. Ma non si
può non notare un certo atteggiarsi a poeta disturbato fin dai lunghi
titoli scelti per le sue composizioni come A
Requiem For The Trash: Damnatio Memoriae o Now
That It's Done: Won't You Come Back?. Rimaniamo un po' disorientati
dunque, perché da un lato Tenebrae mette sul fuoco molta più carne della
media qualitativa di tutte le auto-produzioni che stiamo ascoltando in
questi tempi, dall'altro conferma l'apparentemente assurda idea che possa
esistere un mainstream anche nel mondo della musica indipendente o una
"moda indie" che Mangione ha voluto seguire dimostrando per ora solo grande
talento ma poca vera personalità da artista.
(Nicola Gervasini)
www.mikemangione.com
www.myspace.com/mikemangione
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