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Falling
Martins
Live At The Old Rock House
[Falling
Martins 2CD 2008]
Una band pressoché sconosciuta, difficile comprenderne il motivo. Appena
inserito nel lettore il primo cd di questo doppio live mi sono infatti
domandato come sia possibile: Oasis,
la canzone che apre le danze, vale da sola il piccolo investimento richiesto
per godere di un paio d'ore scarse di buona, ottima musica. I Falling
Martins sono una band proveniente da St. Louis, Missouri, con già
alcuni dischi alle spalle. Quello che colpisce è la semplicità con la
quale il quintetto mescola le influenze in un blend decisamente accattivante
e un suono splendido, contaminato da un piano in perpetua evidenza che
talvolta lambisce gli angoli della E Street per divagare sulle strade
della pure American music. Il perno è rappresentato da Pierce Cask,
voce, penna e chitarra, e Paul Tervydis, straordinario al piano
e alle tastiere, l'autentico valore aggiunto della band che insieme a
Rich Wooten dà una mano anche in fase di composizione.
Inutile citare i soliti noti, le influenze partono da Bob Dylan, passano
per The Band e giungono fino a noi senza lasciare al caso i sentieri battuti
dal country, dal folk e da quel pop che sembra amalgamare tutto. Non una
jam band, anche se talvolta le code strumentali si lasciano docilmente
accarezzare, ma una solida impalcatura di equilibrio e ispirazione. A
parte due cover, I Must Be High dei
Wilco (peraltro eccellentemente resa) ed Helpless
di Neil Young, gli altri brani sono farina del loro sacco, effettivamente
ricco di sorprese. Quello che traspare è principalmente una maturità invidiabile,
unita a una padronanza dei vari strumenti e a un'alta qualità di composizione,
caratteristiche queste che potrebbero garantire tranquillamente ai Martins
un posto al sole se i discografici, quelli che dovrebbero veramente ascoltare
i dischi, non fossero sordi alle peculiarità che oltrepassano il fossato
del mediocre attualmente in voga. Ho citato Oasis perché non è possibile
non rimanerne affascinati: eppure si tratta di una composizione semplice
nella sua struttura, ma traboccante di intensità, con un refrain da colpo
al cuore e il piano che sembra riportare il rock, quello che conosciamo,
sui binari che lo hanno fatto viaggiare controvento.
Ma sono molti i brani da menzionare, chi ama questo genere di musica ritroverà
se stesso nel Cincinnati Skyline,
con un intro che sembra rubato a Bruce Hornsby, oppure sul Nostalgia
Train, passando attraverso Sunshine
Slowdown, con un incedere che non può lasciare indifferenti
(e soprattutto immobili sulla sedia). Il secondo cd continua a correre
a mille, con il rock dipinto di bluegrass di Loser's
Game e le intuizioni che carezzano Especially
You, Garage Rock Salvation
e Back To You. Non ci sono pause,
non ci sono flessioni, le jam strumentali arricchiscono un bagaglio di
sensazioni che si stemperano al calore di una manciata abbondante di belle
canzoni. Il rock non è morto, ci mancherebbe altro. E il suo futuro non
sono certo i nomi che vedo scorrere sui blog.
(David Nieri)
www.fallingmartins.com
www.myspace.com/fallingmartins
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