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Carrie
Elkin
The Jeopardy Of Circumstance
[Carrie
Elkin 2007]
Il paragone è stupido forse, ma ultimamente ci ritroviamo spesso a notare
come il cantautorato femminile abbia davvero fatto passi da gigante in
questi ultimi anni, e come stia correndo più veloce della più consolidata
(e forse per questo un po' stantia?) tradizione maschile. Carrie Elkin,
con il suo terzo disco dall'intrigante titolo The Jeopardy Of Circumstance,
è solo l'ultima delle dimostrazioni: una produzione indipendente fatta
con grande perizia, una cantautrice con una squillante voce country (forse
fin troppo bella e tipica perché possa essere anche subito riconoscibile)
e dieci canzoni che suonano fresche nonostante la loro perfetta identità
stilistica. E in più la bionda Carrie che ci aggiunge un suo tocco tutto
femminile in grado di soffiare via tutta la patina di "già sentito", che
copre inevitabilmente una produzione di genere.
E sì che la Elkin fa di tutto per non mettere a proprio agio chi vuole
scoprirla: aprire un cd con una canzone così triste, tetra, così "finale"
come Obadiah è cosa che si può permettere
una Emmylou Harris dopo trent'anni di onorata carriera, non certo una
sconosciuta ragazzetta del Texas al terzo tentativo. Ma probabilmente
è anche un modo per scongiurare "il pericolo della circostanza" del titolo,
e sebbene la scelta potrebbe anche allontanare qualche ascoltatore occasionale
(si sa, quando non ci sono credenziali, la prima impressione è quella
che conta…), basterebbe attendere la sequenza successiva formata dall'irresistibile
ritornello di Roots And Wings, l'inno
alla forza d'animo femminile di Did She Do Her
Best e soprattutto il viaggio tipicamente americano di Ode
To Ogallala, per mettere knock-out chiunque abbia amato i dischi
di Patty Griffin o di tante altre country-singers di nuova generazione.
La partenza un po' lugubre è poi un paradosso per un disco tutto sommato
solare, nonostante i testi tocchino a volte corde delicate come la morte
per intossicazione del padre minatore (Black
Lung) o la toccante vicenda del vedovo di Year
Before The War, che ha la particolarità di essere cantata in
prima persona al maschile.
Non aspettatevi grandi voli pindarici dal punto di vista delle sonorità:
il disco è registrato con tre bravi produttori e polistrumentisti (Colin
Brooks, Mark Addison e Amy Burchette) che da soli sembrano
una band di sei elementi grazie alle tante sovraincisioni, con un risultato
finale elettro-acustico che si sposa bene sia con canzoni dal taglio più
tradizionale come Shell Of A Man,
con un inizio corale che ricorda i brani della Carter Family, oppure con
ottime prove d'autore come Questions About Angels.
E da buona "americana tipo" chiude il disco con una preghiera (Gospel
Song) con encomiabile leggerezza e semplicità. Annotatevi e
date una possibilità a The Jeopardy Of Circumstance, potrebbe accaparrarsi
uno spazio molto significativo nei vostro cuori.
(Nicola Gervasini)
www.carrieelkin.com
www.cdbaby.com
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