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Chris
Eckman
The Last Side Of The Mountain
[Glitterhouse/ Venus
2008]
Gli studi Zuma di Lubjana in Slovenia sono diventati da alcuni anni un
vero e proprio laboratorio di idee per Chris Eckman. Il leader
dei Walkabouts ha spostato qui il centro dei suoi interessi, e da qualche
tempo sta sperimentando una via tutta europea per pensare musica. Da questa
factory artistica sono già uscite molte sue produzioni (quest'anno lui
stesso aveva licenziato Dirtmusic, un disco co-firmato con Hugo Race e
Chris Brokaw), ma anche il recente disco di Steve Wynn (Crossing
Dragon Bridge) o quello di Terry Lee Hale dello scorso anno
(Shotgun Pillowcase), tutti album caratterizzati da un sound molto levigato
e lontano dalla polvere del rock stradaiolo d'oltreoceano. Naturale dunque
che Eckman abbia sentito il bisogno di dedicare alla Slovenia questo nuovo
The Last Side Of The Mountain, un progetto che nasce dalla
sua scoperta dell'opera di Dane Zajc, un poeta neo-espressionista
sloveno poco conosciuto in Italia, ma di grande fama internazionale grazie
ad una raccolta di poesie intitolata Scorpions.
E proprio da questo libro Eckman ha estrapolato dieci poemi nella loro
versione in inglese (curata dallo stesso Zajc), e li ha musicati ottenendo
un risultato davvero affascinante. La formula utilizzata è presto detta:
una sezione d'archi imponente (registrata a Praga) dona un tocco sinistro
alle sue tipiche dark-songs elettro-acustiche, mentre, rispetto ad altri
dischi cotti nel forno sloveno, viene ben accolto l'utilizzo parco e morigerato
di tastiere e interventi elettronici. Down Down,
la soave Eyes o la soffocante Ransom
sono un inizio folgorante, con la voce di Chris ormai arrivata ai livelli
sotterranei di un Mark Lanegan e gli splendidi (e alquanto pessimistici)
versi di Zajc. Particolarmente suggestiva riesce Who
Will Light Your Path?, splendido duetto con la vocalist polacca
Anita Lipnicka, che ricorda tanto le murder ballads con Kyle Minogue e
Pj Harvey di Nick Cave, e piace molto anche la cavalcata da country fuorilegge
di Stranger, con la sua armonica penetrante.
Fino a questo punto il cd riesce a tenere un ottimo livello di tensione,
ma dalla trasposizione di Scorpions
(da brividi il poema) in poi cominciano a prendere il sopravvento gli
archi e certi barocchismi colpevoli di appiattire il sound.
La sofferta Hourse viene lasciata
a crogiolarsi fin troppo in un arpeggio secco e monotono, cosa che succede
anche in With What Mouth, dove forse
Eckman confida un po' troppo nell'effetto evocativo della sua voce. Dopo
l'incalzante The Same, si chiude il
tutto con uno strumentale orchestrale (The Last
Side Of The Mountain) e con un recital in sloveno dello stesso
Dane Zajc. Peccato dunque che dopo una prima parte a dir poco esaltante,
il finale del disco si adatti troppo alle esigenze strutturali del progetto,
perdendo leggermente in intensità, ma questo non toglie che The Last Side
Of The Mountain sia forse il risultato più maturo e compiuto della sua
ricerca mitteleuropea.
(Nicola Gervasini)
www.myspace.com/chriseckmanmusic
www.glitterhouse.com
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