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Neva
Dinova
You May Already Be Dreaming
[Saddle
Creek/ Self
2008]
Non serve alcun bollino o marchio d.o.c.., a volte come garanzia basta
anche il semplice simbolo di una label. La Saddle Creek è una etichetta
di Omaha, Nebraska, la stessa che in questi anni ha sostenuto la carriera
di Conor Oberst (alias Bright Eyes, che ne è proprietario con il fratello),
e più recentemente scoperto la bella favola folk dei Two Gallants. Proprio
i Bright Eyes da qualche anno si facevano spesso accompagnare in tour
dai Neva Dinova, una band con un nome che sa di Europa dell'est,
rubato alla nonna del leader Jake Bellows, artista che ha avuto
un peso non indifferente nella buona riuscita di Cassadaga.
Il quintetto è completato da Heath Koontz (basso, tastiere, e fondatore
della band fin dalla metà degli anni 90), Mike Kratky e Tim Haes (chitarre)
e Roger Lewis, batterista part-time in comproprietà con i The Good Life,
altra band di casa Saddle Creek.
You May Already Be Dreaming è il loro terzo album, e giusto per
confondere le idee, inizia là dove non andrà più a parare, con uno stranito
e scarno folk obliquo come Love From Below
ed una splendida country-dark-ballad come Will
The Ladies Send You Flowers, acque chete e intorbidite che
verranno presto smosse da quello che segue. Clouds
infatti alza il volume e fa sentire bene le tre elettriche della band,
Supercomputer cerca la roots-music
moderna dei Blanche, il trittico centrale Tryptophan,
Squirrels e She's
a Ghost li riavvicina agli amici Bright Eyes con i toni lievi
e melodici delle miglior folksongs sperimentali. La sequenza delle canzoni
sembra fatta apposta per salire di tono gradualmente, se è vero che improvvisamente
Someone's Trippin'
alza il tasso di acidità delle chitarre e What
You Want scaraventa l'album nell'elettricità sporca alla Buffalo
Tom vecchia maniera, per riportare poi tutto alla normalità con il triste
bozzetto di Funeral Home e le "cassadaghianissime"
It's Hard To Love You e No
One Loves Me. Tutti piccoli gioiellini che raggiungono a stento
i 3 minuti di durata, e anche qui i Neva Dinova giocano non poco con la
tracklist, relegando al finale i due brani più lunghi e complessi, una
Apocalypse che inizia involuta per
prorompere in una onirica coda strumentale, e una A
Man and His Dream che chiude il disco con un bell'arpeggio
introspettivo.
Quello che piace subito di You May Already Be Dreaming è il suo non accontentarsi
mai di seguire solo quella vena folkie e intimista che sta sovrastando
gran parte delle produzioni indipendenti di questi anni, ma di avere il
coraggio di proporre variazioni, vuoi un riff energico, vuoi un esercizio
di stile fuori tema, tutto quanto necessario insomma per rendere questi
42 minuti sempre sorprendenti. Resta ancora forse una certa sudditanza
di Bellows nei confronti del pigmalione Conor Oberst, dipendenza che ne
fa ancora uno "che suona come" e non un capostipite, ma intanto quel che
conta è che al terzo album i Neva Dinova colgono il loro primo centro
importante, per avere prove di ulteriore personalità possiamo ancora dargli
tempo.
(Nicola Gervasini)
www.saddle-creek.com
www.myspace.com/nevadinova
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