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18/06/2007
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John
Prine & Marc Wiseman 1/2 Siamo tutti pronti ormai
a perdonare i nostri artisti di fiducia quando tergiversano tra mille
strani progetti per nascondere un periodo di stasi creativa. John Prine
il suo bonus se l'era ampiamente giocato tra il 1995 e il 2005, dieci
anni di tempo in cui aveva pubblicato di tutto tranne che dischi di materiale
nuovo. E si era già giocata anche la carta dell'album tributo ai propri
avi musicali ai tempi del bell'esperimento al femminile di In Spite Of
Ourselves, ma l'essere boss di un'etichetta a volte gioca brutti scherzi,
perché il nostro non ha resistito alla tentazione di riprovarci riesumando
il suo vecchio eroe Mac Wiseman. Per la cronaca Wiseman è un chitarrista
bluegrass, un ultraottantenne già in odore di mito per il genere, autore
di una famosissima "The Ballad Of Davy Crockett.", una hit negli anni
cinquanta, e di una popolare e anche abbastanza venduta canzone (e relativo
album) del 1970 dal titolo "Johnny''s Cash And Charlie's Pride". Contando
che un operazione simile l'aveva già fatta Mark Knopfler con Chet Atkins
nel divertente, e in questo senso "pionieristico", Neck And Neck del 1990,
sono più di quindici anni che il mondo del rock si impegna e celebrare
sé stesso e i propri nonni, per cui ammetterete che a questo punto sia
lecito aspettarsi qualcosa di più di un semplice informale incontro fatto
di vecchi standards (tra questi I Forgot to Remember to Forget,
Pistol Packin' Mama, I Love You Because, Saginaw, Michigan),
suonati con un bello schieramento di banjo, mandolini e violini come da
tradizione, dove il sessantunenne Prine recita la parte del giovane allievo.
Nessuno gli avrebbe mai chiesto di avere il coraggio sfoggiato da Rick
Rubin con Johnny Cash e di traghettare il vecchio Mac fino alle porte
del repertorio hard rock, o di avere l'irriverenza del giovane e vulcanico
Jack White nell'alzare le sottane dell'ormai imbalsamato country di Loretta
Lynn, ma di provare almeno a punzecchiare un vecchio musicista capace
come Wiseman spingendolo su terreni per lui nuovi, giusto per vedere come
se la sarebbe cavata, era speranza quantomeno legittima. Invece qui John
si limita a seguire il maestro, a non disturbarlo nel suo pigro incedere,
aggiunge un canto monocorde ad un altro altrettanto monocorde, e se nella
sua immaginazione la spinta di modernità è rappresentata dai cori femminili
e da qualche arrangiamento un po'affettato, allora sarebbe stato quasi
più onesto ribadire un rigoroso old-country-sound senza orpelli. Qui non
è media solo la gente a cui si rivolge questa musica, come suggerisce
il titolo Standard Songs For Average People, ma lo è la
musica stessa, brani "carini", alcuni interessanti e divertenti, ma nulla
di più di una partita di merce che avrebbe avuto bisogno della scossa
derivata dallo scontro di due personalità forti, non questo amichevole
"volemosebene" artistico che non violenta nessuno e manda tutti a casa
con una pacca sulla spalla che sinceramente ci lascia freddini. Alla prossima
John…. |