The
Possum Trot Orchestra Harbor
Road [Southern
Can 2006]
Nel
gergo giovanile americano i bigini scolastici sono chiamati Trot (letteralmente
"trotto", il perché è intuibile a chiunque abbia provato l'esperienza di preparare
un'interrogazione in 5 minuti). Peculiarità dei bigini è quello di ridurre grandi
nozioni a piccoli concetti fruibili e memorizzabili in breve tempo. Esattamente
quello che fa la Possum Trot Orchestra (il cui nome in verità si riferisce
ad una sorta di pratica podistica che miete cultori in tutto il mondo), continuando
a portare in giro per gli States una sorta di carrozzone antologico di quello
che è passato nel mondo del country, bluegrass, folk, blues e tanto altro, tutto
reso in maniera semplice e immediatamente orecchiabile (quasi "pop" si potrebbe
dire…). Ensamble dell'Indiana giunto all'appuntamento del secondo album, la band
ha una struttura bifronte, con due leader che cantano e scrivono le proprie canzoni,
creando un po' l'effetto di sentire due gruppi differenti. Caratterizzati da un
sound acustico al 95%, garantito da due bravissimi strumentisti come il mandolinista
Dave Kartholl e il polistrumentista Rob Suraci (chitarre, piano, basso,
batteria, armonica e l'elenco sarebbe ancora lungo…), il timone della nave è equamente
diviso tra John Minton (chitarre, fisarmoniche, lap steel…) e la tastierista
Susie Suraci. Dal punto di vista tecnico la band è davvero ineccepibile:
gli intrecci di chitarre, banjo e mandolini sono di buon livello e le partiture
per le sei corde per nulla banali, e l'impressione è che dal vivo possano davvero
essere spettacolari per chi ama il genere. Altra storia invece la tenuta dei brani:
quelli di e cantati da Milton sono molto elementari nella scrittura e il suo canto,
abbastanza monotono e impersonale, non aiuta a dargli un tono. Si distinguono
comunque la title-track, un brano che sembra uscito dai primi dischi degli America,
e The Devil At The Card Party, che potrebbe essere tranquillamente una
outtake della collezione di Woody Guthrie. Meglio invece il lotto delle canzoni
di Susie Suraci: innanzitutto perché la sua voce è molto particolare (tra l'altro
non lontana da quella della nostra Carmen Consoli) e poi perché dalla sua penna
arriva il brano più interessante, la divertente Buckeystown. Per il resto
al chitarrista Rob Suraci viene affidata l'unica cover del cd, una Bad Luck
Blues di Blind Lemon Jefferson, ben strutturata come arrangiamento, ma con
troppo poco mordente per poter dire qualcosa di importante nella storia del genere.
Ben prodotto (anzi, fin troppo perfettino nelle rifiniture), ben confezionato,
ben suonato, di Harbor Road dopo i primi ascolti si notano subito
gli aspetti positivi, ma a lungo andare qualcosa non prende, non rimane. Forse
perché, come tutti i bigini, finiscono sempre per essere un po' troppo semplici
e riduttivi. (Nicola Gervasini)
www.possumtrotorchestra.com
www.cdbaby.com
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