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19/09/2007 |
Ben
Lee 1/2 Facciamo
un breve riassunto delle puntate precedenti: l'australiano Ben Lee aveva
circa quindici anni quando nel 1995 pubblicò il suo primo album (Grandpa Would),
acclamato e sponsorizzato nientemeno che da artisti del calibro di Evan Dando,
Thurston Moore e dai Bestie Boys. Folk-pop poteva essere la definizione giusta
per la sua musica, rimasta in seguito a livelli sempre interessanti anche se mai
eccelsi fino al 2005, quando il nostro si accasò alla New West e realizzò il maturo
Awake
Is The New Sleep, un disco che lasciava intuire un intrigante sviluppo
ancora più autoriale della sua vicenda artistica. Ora però Ripe
si rimangia tutto, elimina le leggere ballate acustiche del passato, fa sparire
anche gli inserimenti elettronici, lasciandoci solo dodici semplicissime pop-song,
leggere leggere, se non del tutto evanescenti. Non è questione di avere la puzza
sotto il naso per chi tenta di conciliare il mondo del pop-rock di MTV con la
stessa capacità di scrivere perfette 3-minute-songs da strada dimostrata dal Jesse
Malin più recente, ma la sensazione è che con Ripe Ben Lee riesce a scontentare
tutti. Da una parte queste canzoni hanno ancora troppe poche pretese per sfondare
laddove gente come Nutini e Blunt regna sovrana, forse perchè prodotte in maniera
ancora poco furba da John Alagìa, uno che ha prodotto Dave Matthews, Herbie
Hancock, i Moe. e Liz Phair senza lasciare impronte particolarmente profonde.
Dall'altra il suo pop è ormai diventato troppo impalpabile per poter tenere il
confronto con le buone penne che transitano sulle nostre pagine, e per capire
di quale tipo di leggerezza stiamo cianciando, potreste anche voi fare un esperimento:
vi basteranno i primi 40-50 secondi di ogni brano per stendere la tracklist dei
titoli con un margine di errore molto basso, visto che i ritornelli arrivano sempre
molto presto e le canzoni sono battezzate spesso con singole parole come Home,
Hungry, Ripe, Blush, Numb…. E anche i testi, incentrati
per la maggior parte sui ricordi dell'adolescenza di un quasi trentenne con poca
voglia di crescere, potrebbero tranquillamente solleticare le fantasie dei teen-ager,
sicuramente interessati ad una pop-song che narra di ore passate davanti alla
tv (American Television), a un omaggio ad un rapper alla moda (What
Would Jaz-Z Do?), o alla imbarazzante lezione di educazione sessuale di Birds
And Bees (cantata in coppia con Mandy Moore), per non parlare dell'indecente
riflessione da diario liceale di Sex Without Love, brano di una bruttezza
rara. Fortunatamente il talento di Lee affiora ancora in alcuni episodi gradevoli
come Just Say Yes, ovvia ma efficace, o la già citata Blush, uno
di quei brani che ti scopri a canticchiare quando sei sopra pensiero e la cosa
non ti dispiace neanche tanto. A questo punto stiamo alla finestra: se il successo
che cerca arriverà possiamo pure dire addio a Ben Lee e alla sua musica, altrimenti
questo potrebbe essere semplicemente un arrivederci per un'occasione migliore.
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