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25/07/2007
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Jeff
Kanzler
Mi chiamo Jeff Kanzler,
il mio nome non vi dirà nulla lo so, sono qui per presentarmi a voi in
occasione del mio primo disco. Sono un cantautore nato a Seattle ma vivo
nelle fredde terre dell'Alaska, dove posso già vantare un mio piccolo
seguito locale. La mia musica è molto semplice da descrivere: un classico
cantautorato country alla Gram Parsons con qualche spruzzata di tex-mex
e un risultato finale che oscilla tra le ballate di Lyle Lovett e quelle
un po' sornione di James Ingram. Ci siamo davvero impegnati per incidere
questo Black Top Road, ho riunito una serie di validi musicisti
della mia zona e ho voluto produrre io perché mi piace che le cose siano
fatte a modo mio. Del risultato sono fiero: Black Top Road ha un bellissimo
suono, molto pulito, ma non per questo freddo e distaccato, segno che
ho lavorato con veri professionisti. Davvero impressionante il livello
che può raggiungere una produzione indipendente ormai, vent'anni fa un
disco del genere avrebbe avuto quel tipico suono da registrazione da garage
che mal si adatterebbe alle mie canzoni. Le canzoni? Non sono un poeta,
non mi vanto di essere un grande autore, sono uno di quegli artisti che
prende il cuore in mano e lo strizza imbrattando le note col sangue di
chi vive le esperienze della vita intensamente. Se mi innamoro scrivo
una canzone come Angelina, che magari potrebbe sembrarvi la dedica
di un liceale, ma è un brano veramente sentito e questo mi basta. Oppure
scrivo quelle belle country-ballad che hanno il ritmo tipico del pigro
dondolare di una rocking chair come il singolo Cracked Country Living,
un brano che Gram Parsons avrebbe fatto suo, ne sono certo, o ancora meglio
Dreams Of Days That Ain't So Stormy, dove ci metto una bella tromba
mariachi e qualche arpeggio flamenco e dall'Alaska con l'immaginazione
sono subito in Messico. Ci provo anche a diventare più "autore" e con
Asheville Undone e Black Top Road raggiungo anche risultati
incoraggianti, o magari provate a sentire Kill Molly, una tesa
dark-song che molti paragonano al Ryan Adams meno sobrio e dove affiora
anche una chitarra elettrica che fende l'aria. C'è da citare magari anche
Old Reilly's Jar Of Hopeful Loot, country a 200 allora con una
bella tromba che fa tanto Chicago 1920 che riaffiora anche nella jazzata
I Will This Time, mentre il resto potete magari immaginarvelo anche
solo leggendo titoli come Thinking On Virginia, Field Day, Harborline…Mi
hanno detto che il recensore di Rootshighway mi darà solo tre stellette,
la cosa non mi sorprende, quella è gente che di dischi come questo ne
ha sentiti a camionate, comprensibile che non si scaldino più di tanto.
Anzi, quasi quasi lo prendo come un segno più che positivo, bene o male
lo considerano a livello della media, e per un disco di esordio è già
un bel risultato. Vi assicuro che qui in Alaska Black Top Road basta e
avanza per scaldare i cuori: anche questo è un bel risultato. |