inserito
il 03/09/2007
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Blanche
Era il 2004 quando uscì If
We Can't Trust The Doctors, il primo album dei Blanche,
un disco che aveva scosso non poco la scena alt-country e ancor più i
nostri lettori cd. E ora, dopo tre lunghi anni interrotti solo da un interlocutorio
Ep del 2006 (un piccolo anticipo di questo album, in attesa di risolvere
i problemi societari della loro etichetta), arriva il fatidico secondo
disco, la vera cartina al tornasole per capire se il gran livello di allora
era un caso o sarà la regola per il futuro. Little Amber Bottles
paga subito il duro prezzo di non poter contare sull'effetto sorpresa
come il suo predecessore, ai primi ascolti sembra quasi naufragare subito
nel déjà vu, ma alla fine vengono alla ribalta le canzoni, ottime, e l'impressione
che, esaurito il clamore e l'aura di mito dell'esordio, un giorno sarà
questo l'album che consiglieremo per rappresentarli. La ricetta di fondo
non è cambiata, resta sempre quel country gotico e cavernoso che può ricordare
certe atmosfere della Handsome Family o più alla lontana dei Giant Sand,
scaldato dagli intrecci vocali dei coniugi Dan e Tracee Miller
(che non possono non riportare alla mente il mènage Doe-Cervenka degli
X), il tutto ovviamente cucinato su un impasto a base dello spirito di
Johnny Cash (non a caso le due voci della band hanno avuto una piccola
parte nel film biografico I Walk The Line). Anche gli arrangiamenti si
sono fatti più complessi, il lavoro di squadra è sempre più evidente,
grazie al valoroso apporto degli altri membri del gruppo, come il maestro
della pedal steel Dave Feeny (va ricordato il suo splendido lavoro
per l'album Van Lear Rose di Loretta Lynn) e il polistrumentista Little
Jack Lawrence (membro stabile dei Raconteurs, il side-project dell'amico
Jack White degli White Stripes). L'intensissima Last Years Leaves,
con le sue belle chitarre sixties, l'arrabbiata What This Town Needs
e il dark-country The World I Used to Be Afraid Of sono alcuni
dei titoli che potrebbero entrare in un ideale compilation del 2007, insieme
alla sorprendente cover di Child Of The Moon, la storica b-side
del 45 giri di Jumpin' Jack Flash, un brano che i Rolling Stones registrarono
nell'infelice periodo psichedelico della band del 1967 e che i Blanche
riescono a trasformare in una ipnotica e suadente ballata. Anche se non
con effetto immediato, il cd scorre benissimo tra atmosfere funeree (O
Death, Where Is Thy Sting), ubriache bar-songs (I Can't
Sit Down), epiche murder ballads alla Nick Cave (The World Largest
Crucifix) ed evocative cavalcate quasi Morriconiane (No Matter
Where You Go, dove compare anche il violoncello di Isobel Campbell
ad aumentare la tensione), rivelandosi infine in tutta la sua geniale
originalità. Secondo esame passato a pieni voti dunque per questi country-doctors
e il loro strambo medicine-show, prodotto tra l'altro da Mark
Nevers, uno che ha già studiato la materia con altri medici dell'anima
come Will Oldham e i Lambchop, prima di avere addirittura l'onore di produrre
il recente ritorno di Charlie Louvin. A questo punto per il terzo capitolo
possiamo anche metterci tranquilli e aspettare con giustificata impazienza. |