inserito
30/10/2006
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The
John Doe Thing Nel periodo d'oro del Grunge
sono state molte le paternità del genere rivendicate più o meno direttamente
dai vecchi leoni del rock, primo tra tutti quel Neil Young che, dopo essersi
portato in tour i Sonic Youth, fece più volte da padrino ai Pearl Jam.
Il sound di Seattle e i suoi derivati, riportando in primo piano la chitarra
dopo un decennio di sintetizzatori e drum-machines, resero un bel servizio
a tutti rivitalizzando molti artisti che negli anni '80 se l'erano passata
maluccio. La storia vuole che gli X, che sicuramente avevano parecchie
credenziali per assumersi responsabilità sul suono di molte band di inizio
anni novanta, sprecarono l'occasione con un pessimo disco come Hey Zeus
del 1993. Il cantante del gruppo John Doe, che, dopo un promettente
esordio di sapore molto rootsy come Meet John Doe, si era perso nei meandri
di contratti discografici mai rispettati, ci riprovò nel 1996 organizzando
una session con un gruppo di musicisti scelti "ad hoc". Erano presenti
il chitarrista di Beck (ma sentito anche con Tom Waits) Smokey Hormel,
il batterista Joey Waronker (Beck, Rem e successivamente membro
degli Spain) e il bassista Tony Marsico (Matthew Sweet), ribattezzati
The John Doe Thing per l'occasione. Ne uscì un ep di 5 brani edito
nel 1998 col titolo di For The Rest Of Us, da tempo ormai introvabile,
ma che ora lo stesso Doe ha voluto ripubblicare con l'aggiunta di altri
5 brani e con un titolo di poco corretto. Probabilmente se fosse uscito
in questa versione direttamente nel 1996 il disco avrebbe avuto il suo
impatto, e probabilmente This Loving Thing, il brano scritto con
Dave Grohl (Nirvana e Foo Fighters), avrebbe potuto anche essere
un singolo abbastanza alla moda. Così non fu, ed è evidente che ascoltato
oggi For The Best Of Us rappresenti un tentativo non completamente
riuscito di impadronirsi del linguaggio di un genere tra l'altro già in
fase calante. Impossibile da una parte rimanere indifferenti ad un brano
di grande spessore come Criminal, ma si prova un certo imbarazzo
davanti ai cacofonici urli di Bad, Bad Feeling, degni di una band
di liceali a caccia di una nota sul registro. Nelle note di copertina
Doe giustifica il tutto con l'intento di creare "something true" ed è
innegabile che anche in episodi come Let's Get Lost o la bella
cover di Vigilante Man di Woody Guthrie ci sia pienamente riuscito,
ma purtroppo non riesce a togliere completamente il dubbio che dietro
tutto ciò non ci sia anche la ricerca di "something saleable". Resta comunque
un bel documento per i collezionisti, ma forse per poter parlare ancora
di lui con lo stesso entusiasmo di un tempo è meglio aspettare di capire
se il seguito di Forever Hasn't Happened Yet del 2005 saprà smussare quelle
spigolature che ancora gli impediscono di avere un disco da 4 stellette
nella sua discografia solista. |